Iannis Xenakis

Persepolis (ristampa)

2018 (Karlrecords)
avanguardia elettroacustica

Remaster e ristampe sono una cosa seria, specialmente quando si tratta delle registrazioni di opere storiche, dunque realizzate in epoca pre-digitale. Su questo tema la berlinese Karlrecords non va per il sottile: con la serie PERIHEL si è infatti presa l’impegno di produrre edizioni di riferimento dedicate ai capolavori elettronici di Iannis Xenakis; una promessa già mantenuta due anni fa con la reissue de “La Légende d’Eer”, trionfo dell’architettura sonora del maestro franco-greco, e oggi confermata con un Lp dedicato a “Persepolis”, che segnò invece l’apice della sua ricerca elettroacustica e acusmatica.

Un’edizione importante ma non esclusiva, che rende necessaria la ricostruzione della vicenda discografica legata all’opera, coadiuvata dalle note di copertina del curatore Reinhold Friedl. Realizzato presso lo Studio Acusti di Parigi ed eseguito per la prima volta il 26 agosto 1971 al Festival delle Arti di Shiraz – su commissione dello Shah di Persia per celebrare i 2500 anni dalla fondazione dell’Iran da parte di Ciro il Grande – il nastro a otto canali fu trasferito su Lp stereo a marchio Philips l’anno seguente; i due lati del disco avevano durata di 22’50” e 23’50”, e tale versione è rimasta l’unica di pubblico dominio sino a trent’anni dopo.

Uscirà nel 2002, infatti, il doppio cd della californiana Asphodel, per il quale “Persepolis” viene mixato negli studi INA/GRM da Daniel Teruggi in una traccia unica da 60’42”, con la supervisione dello stesso Xenakis; il secondo cd contiene invece una serie di remix originali da parte di pesi massimi della sperimentazione elettroacustica e noise contemporanea (citazione doverosa almeno per Otomo Yoshihide, Ryoji Ikeda, Francisco López e Merzbow).
A un solo anno di distanza viene poi pubblicata una doppia raccolta retrospettiva su Edition RZ (del berlinese Robert Zank), in una versione “Avec Mouvement” da 50’49” mixata e rimasterizzata in multicanale dal sound designer Daniel Teige, specialista dei “politopi” di Xenakis. È infine del 2011 il box quadruplo “Alpha & Omega” della francese Accord, che ripropone per la prima volta la registrazione storica targata Philips in formato cd senza interruzioni.

Le discrepanze tra i minutaggi delle succitate versioni lasciano intendere che in passato siano stati commessi alcuni errori nel riversamento dei nastri originali: in particolare, l’edizione del 2002 è stata trasferita con una frequenza di campionamento che ne ha abbassato il tono e allungato di cinque minuti la durata complessiva. Da un diretto interessamento di Friedl in materia, anzitutto come autore della trascrizione strumentale “Xenakis [a]live!” per il suo ensemble zeitkratzer (successivamente evoluta in “KORE”), è sorta così la volontà di reimporre uno standard preciso e aggiornato al terzo millennio, con missaggio e mastering a cura di due fidati collaboratori di casa Karlrecords, rispettivamente Martin Wurmnest e Rashad Becker.

Messe da parte le questioni relative alla sorgente, rimane il fatto che un’opera così stratificata dal punto di vista acustico esigerebbe un impianto di diffusione fuori dal comune, e solo una versione in surround 5.1 potrebbe avvicinare l’esperienza che ne fece il pubblico della première, sul quale l’impatto di un traguardo espressivo così rutilante e futuristico dev’essere stato incommensurabile.

Conoscevo il solfeggio tradizionale. Ma la libertà di pensiero, per me, non poteva venire da lì. Ero convinto che si potesse inventare un altro modo di scrivere musica. Mi sono messo a immaginare fenomeni sonori, usando disegni per aiutarmi: una spirale, piani secanti… [1]

Questo ipse dixit è una delle possibili introduzioni alle ricerche che Xenakis avrebbe portato avanti sin dai primi anni Cinquanta, giungendo a elaborare tecniche di composizione algoritmica identificate col concetto di musica stocastica: programmando macro-strutture per mezzo di computer, gli elementi aleatori vengono racchiusi in uno schema di combinazioni finite, per quanto ampie, affidate al calcolo delle probabilità. Il parallelo interesse per la spazializzazione, già applicata a formazioni orchestrali, lo condurrà in seguito all’integrazione tra composizioni musicali e complessi progetti architettonici, creando innovative installazioni sonore e luminose denominate “politopi” e “diatopi”.

L’imponente atto unico di “Persepolis” si presenta già come un risultato tanto maturo quanto viscerale: il suo sviluppo si basa infatti su un turbinìo di singole particelle che si compenetrano e respingono in maniera caotica, generando un paesaggio di distruzione che grida e si contorce incessantemente sotto la spinta di violente correnti acustiche.
Un costante sferragliare di corde tirate oltre misura e lastre metalliche percosse, soffi taglienti e violini allucinati alla maniera dei successivi Penderecki e Romitelli, nella loro disorientante coesistenza, evocano il ruggito dell’entroterra e di un cielo color pece, come se le rovine della città fossero il risultato di un cataclisma naturale anziché degli incendi e delle razzie a opera dell’esercito di Alessandro Magno, nel IV secolo a.C.

L’esecuzione originaria prevedeva una diffusione sonora tramite 59 speaker, suddivisi in sei zone d’ascolto distribuite nello spoglio colonnato di quello che fu il palazzo di Dario. Gli spettatori, liberi di muoversi in quest’area, erano avvolti da uno spettacolo di luci, laser e falò, mentre centocinquanta scolari del luogo correvano con le torce in mano tra la folla: questa simbologia era intesa a echeggiare un rituale zoroastrico [2], religione dell’Asia centrale secondo cui la luce era vita eterna – di qui il sottotitolo dell’opera, “Nous portons la lumière de la terre”, riportato sul fronte di copertina della presente edizione.

Pur non potendo facilmente rivivere appieno una tale ricchezza di stimoli percettivi, la ristampa Karlrecords rappresenta una scelta obbligata per sperimentare, nella corretta durata di circa 55 minuti, la furia proto-noise di “Persepolis”: un incubo a occhi aperti che con sorprendente anticipo ha condotto l’arte acusmatica a un fondamentale compimento espressivo, stimolando le ricerche di intere generazioni a venire di sound designer.


Note:
[1] “Xenakis on Xenakis”, Perspectives of New Music, Vol. 25, No. 1/2, 1987, pp. 16-63 
[2] Culto nato al tempo della fondazione dell’impero persiano, lo Zoroastrismo si fonda sulla dottrina del profeta Zarathustra, reso noto in Occidente dal libro di Friedrich Nietzsche del 1883-1885. 

10/03/2018

Tracklist

  1. Persepolis #1
  2. Persepolis #2
  3. Persepolis #3
  4. Persepolis #4
  5. Persepolis #5
  6. Persepolis #6
  7. Persepolis #7
  8. Persepolis #8
  9. Persepolis #9

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