La seconda metà del 2018 ci ha consegnato anche il ritorno di questi veri e propri veterani della scena electro-industrial (il loro primo album risale infatti al 1992). Un gruppo che, agli esordi potenti e abrasivi, ha fatto seguire negli anni diversi lavori caratterizzati dalla sempre maggiore enfasi dedicata alla componente melodica. Un loro vero e proprio trademark in tal senso è l'uso delle clean vocals femminili, anche se questa volta gli ISC si discostano dalla formula, relegandole in un solo brano.
L'album si apre con la doppietta "Flashover"/"Mercy", che prosegue appunto in direzione synth-pop (con
groove vagamente
mansoniano) il discorso intrapreso con gli ultimi album del gruppo. Ai limiti del
radio friendly, sebbene si tratti, indubbiamente, di frequenze oscure. Gli In Strict Confidence ingranano invece la quarta in brani come "Used And Abused" ed "Every Start Has Its End": tipiche
track destinate alle scalette dei
dj-set goth/aggrotech. Particolarmente riusciti gli innesti chitarristici in quest'ultimo brano, interessante "variazione sul tema" applicata a una formula troppo spesso riprodotta in maniera pedissequa.
Si distaccano dal tono generale dell'album anche alcune altre "divagazioni": "Stay",
ballad gotica
alla Lacrimosa, e "Three Evils Of Society", ove campionamenti di Martin Luther King inframezzano un brano
future-pop reminiscente degli svedesi
Covenant. O ancora "Rain Dance", in cui i nostri si spingono nei paraggi di una darkwave eterea (ed è appunto l'unico brano in cui compare la voce femminile).
Si muovono in molte direzioni gli In Strict Confidence di "Hate2Love", non sempre centrando l'obiettivo; ciò che resta è un lavoro ben confezionato (co-produce Rhys Fulber dei
Frontline Assembly), ma che non farà cambiare idea a chi è alieno a queste sonorità.
09/01/2019