Kimbra

Primal Heart

2018 (Warner)
electropop, art-pop

Dalle nostre parti, i più probabilmente ricorderanno il nome di Kimbra per la sua partecipazione in “Somebody That I Used To Know”, il singolo spacca-classifiche che ha posto sotto i riflettori di tutto il mondo il talento virtuoso di Gotye. Alle sue latitudini invece, l'autrice neozelandese è tutt'altro che legata a quella fortunata collaborazione, avendola semmai sfruttata a suo vantaggio, per costruire una carriera di tutto rispetto, forse non contraddistinta da grossi numeri, ma gestita sempre con grande gusto e curiosità, a costruzione di una dinamica avventura musicale. È soltanto col suo terzo album, giunto a grossa distanza dal precedente “The Golden Echo”, che la popstress kiwi sfodera però tutta la sua ambizione e consegna il suo progetto più maturo e ragionato, quello che potrebbe configurarsi come prima effettiva pietra di paragone nel percorso della musicista.
Fisico, viscerale, zeppo di linee ritmiche travolgenti e di una sicurezza interpretativa che ben si rispecchiano nell'aura primigenia del titolo, “Primal Heart” è album di grande densità melodica e forte impatto produttivo, in cui Kimbra Lee Johnson, come novella capobranco, incita, coinvolge, si dimena e trova finanche lo spazio per qualche leggera pausa di riflessione. Il tutto, nel segno di un pop travolgente e consapevole, come ben di rado si può ascoltare attualmente.

In effetti, in un panorama costellato da voci e volti che il pop (da intendersi nel senso sonoro/estetico del termine) lo costeggiano solo tangenzialmente, quella di Kimbra è una proposta sotto molti aspetti controcorrente, alquanto immune ai maggiori trend urban contemporanei, dedita all'ideazione di canzoni dalla struttura ben più articolata e dal tratteggio melodico meno essenziale. Ciò non significa che si tratti di un lavoro demodé o vanamente sofisticato, dacché il sostanzioso apparato di co-produttori (John Congleton in primis, con altri di contorno) e l'attitudine vibrante, viscerale della scrittura consegnano un prodotto ben lontano da un compiaciuto autoisolamento, che dà nuovo spolvero a uno scenario electro/synth-pop piuttosto parco di grossi sobbalzi.
Nel comprovare l'ottima riuscita del progetto, “Primal Heart” si dimostra un'autentica fucina macina-singoli, con pressoché metà della tracklist ad essere stata pubblicata in tale formato. In un fervido incontro tra stomp electro-percussivi, controcanti aborigeni e un generale senso di euforia, “Top Of The World” (che vede anche la partecipazione di Skrillex) consegna l'episodio più energico e sferzante della collezione, in una ventata di ottimismo a cui niente osa contrapporsi. “Like They Do On The Tv” depone invece i tribalismi e le fattezze australiane per un assalto frontale di puro electropop, scandito da attacchi in levare e levigati inframmezzi dreamy, che di loro amplificano il massiccio portato dell'esplosiva sezione ritmica.

Se quindi “Version Of Me” appiana le cornici elettriche e la ricercatezza timbrica per una stilosa ballata sorretta da un filo di pianoforte e un leggero corredo di archi (la  nuova versione del video accentua le forme soul grazie al duetto con Dawn Richard), “Human” si fa tramite ideale del concept alla base del disco, manovrando trame nu-r&b, orditi sintetici e aperture corali per un moderno affresco umanista, al riparo da stanchi cliché global. Procedendo oltre gli effettivi singoli, la lista dei potenziali brani di successo continua senza particolari scossoni.
Fatta salva “Past Love”, spento tentativo di aggiornare le forme retrò del soul anni 00, il restante lavoro è un florilegio dalle mille piccole sorprese, un caleidoscopio electro che manovra costrutti e attitudini a proprio piacimento. Vispi ritocchi a certe dinamiche pop da inizio Millennio portano all'ideazione di “Recovery”, che potrebbe essere il migliore singolo di Natasha Bedingfield, con cui Kimbra collabora nelle trame più ossute e oscure di “Black Sky”. Vaghe reminiscenze nordiche, a cui affibbiare uno dei momenti interpretativi più densi (“Right Direction” e la splendida coda conclusiva), si alternano invece a frangenti di rinnovata concitazione timbrica ed espressiva, che spezzano però ogni tratto grossolano con una grande finezza compositiva (la fantasia synth di “Lightyears”). E così via, lungo una tracklist che proprio non vuole mostrare cedimenti.

Svaporate alcune leggere ingenuità delle precedenti prove, con “Primal Heart” Kimbra celebra la sua creatività e il suo estro musicale al 100%, in una raccolta pop che in un altro momento storico le avrebbe fruttato una considerazione ben maggiore. Anche così, i tre quarti d'ora del suo terzo album forniscono alla neozelandese il lasciapassare verso nuove, eccitanti mete da conquistare. Malgrado ragguardevoli opinioni contrarie, di questo disco può essere decisamente più che soddisfatta.

09/08/2018

Tracklist

  1. The Good War
  2. Top Of The World
  3. Everybody Knows
  4. Like They Do On The TV
  5. Recovery
  6. Human
  7. Lightyears
  8. Black Sky
  9. Past Love
  10. Right Direction
  11. Version Of Me
  12. Real Life






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