Maisie

Maledette rockstar

2018 (Snowdonia, La zona)
art-rock

Sono passati più di sei anni da che la nostra rivista diede per imminente l'uscita del nuovo disco dei Maisie. "Fonti bene informate", recitava la notizia, e dire che era un periodo in cui le fake news non erano ancora così di moda. E comunque le fonti erano davvero attendibili, se è vero come è vero che ci avevano riferito anche il nome del disco (e non solo, come vedremo). E però cosa sia accaduto dall'autunno 2011 all'anelata uscita odierna, non è dato bene a sapere. Di sicuro, da allora, il fenomeno della "sparizione" delle rockstar ha assunto delle connotazioni assai - per così dire - tangibili (basterebbero Bowie, Reed, e Prince, ma la lista è, come saprete, lunghissima) invadendo le pagine dei social network con fiumi di luoghi comuni, dolori di maniera, R.I.P. come se piovesse. Tracce di un nuovo conformismo sociale che non mancherete di ritrovare, a piene mani, in questo ennesimo eccentrico progetto del collettivo capitanato da Alberto Scotti e Cinzia La Fauci.

Premesse-spoiler a parte, piacesse o meno, un disco dei Maisie non può non fare notizia. Ed è così almeno dalla metà dello scorso decennio, allorché "Morte a 33 giri" sparigliò le carte della discografia indipendente italiana con la sua freschezza naif, contribuendo, quanto ad approccio, ad asfaltare la strada del nuovo pop italiano, poi percorsa con fortune crescenti, anche in termini di popolarità, da molte nuove leve musicali odierne. Che il piacionismo non fosse nelle loro corde lo si era però già inteso quando si trattò di dare un seguito a quell'esperienza musicale: "Balera metropolitana" non solo uscirà ben quattro anni dopo, con buona pace di quelle logiche commerciali che suggeriscono di battere il ferro finché è caldo, ma espanderà i concetti in 44 canzoni per una lunghezza di un album che, nell'era mordi e fuggi a mezzo web, ha rappresentato una vera propria sfida all'ascoltatore.
E con "Maledette Rockstar", le asticelle dell'ambizione e della sfida si alzano se possibile di altre tacche. Le canzoni - questa volta "solo" trentuno distribuite su due cd corredati da un generoso booklet illustrato - salvo che in qualche episodio, si allontanano dalla rassicurante struttura della canzone pop, per esplorare soluzioni più articolate e imprendibili, legate fra loro da una fisionomia concept enfatizzata da testi che, nella sostanza, sono lo screenshot (fu polaroid) delle plurime miserie della società capitalista 2.0 dell'ultimo decennio.

Ancor più che coi precedenti, se pensate di accostarvi a quest'album con l'idea di un ascolto veloce da una botta e via, lasciate perdere: la sensazione che vi lascerà sarà per lo più quella di una provocazione nonsense, suffragata da una macedonia di generi musicali che definire spiazzante è un eufemismo. Dedicandogli l'attenzione che reclama, ci si scopre invece all'interno di una pièce sui generis, o di un sogno tormentato e surreale, strettamente connesso con la realtà, nel quale l'aspetto musicale è il veicolo, comunque assai curato, di una trama che incuriosisce, respinge e attrae allo stesso tempo.
Come in una commedia dell'arte che ha come canovaccio il tema della dipartita dei modelli di riferimento (siano essi politici, religiosi o musicali), ecco succedersi una messe di personaggi comuni in forma di caricatura: l'amica di una tal Marcella che sproloquia sulla santità di Fabrizio De André ("Sono sempre i migliori che se ne vanno"), la rockettara delusa che inveisce contro i suoi feticci ("Maledette rockstar"), la fan disposta a farsi "battere come un tappeto" dal suo idolo pur di ottenerne l'attenzione ("Ozzy ha un nuovo pantalone").
Il gioco delle citazioni è fitto e paradossale, partendo dai titoli di alcune canzoni che riprendono quelli di brani stranoti ("Benvenuti in paradiso", "Dio è morto", "Siamo solo noi" e "La Canzone di Marinella", vi dicono qualcosa?), per arrivare a quelli narrativi ("Certe notti" fa impallidire la versione più in palla di Elio e le Storie Tese: peccato solo che manchi il cameo del vero Ligabue), sino a quelli musicali che, con "Che fico!", rispolverano un Pippo Franco (!) d'annata che nel 1982 perculava da par suo i tic modaioli del periodo. E poi c'è l'istantanea su Alan Sorrenti, rappresentato nel suo passaggio da progster forbito a "venduto" sull'altare della canzonetta, che infine si "libra nell'aria di Miami" grazie ai quattrini ricavati coi suoi successi da classifica (il titolo? "Aria", ovviamente).

Un bel po' agghiaccianti sono le figure di Padre Pio che sfida a mani nude il boss della mafia Matteo Messina Denaro ("Padre Pio kung-fu master"), il Messia degenere in versione casellante di "Gesù", una nota conduttrice televisiva che finisce malissimo ne "L'atroce vendetta del nanetto Pingping", ma soprattutto il titolo "Dottor Marchionne mi dispiace doverle comunicare che il suo tumore è maligno: le restano al massimo due settimane di vita", assegnato a un brano strumentale dal delicato sapore lounge. Ci si potrebbe dilungare all'infinito, e di sicuro si tralascerebbe qualcosa. Vi basti però sapere che lo strabordare di "Maledette Rockstar" non si limita ai suoi testi allucinati e provocatori (a opera per lo più di Alberto Scotti): abbiamo due cantanti soliste di prim'ordine (Carmen D'Onofrio e Cinzia La Fauci), una cura delle voci e dei cori che non sono da meno, ben settanta musicisti (!) che si prodigano con strumenti e composizione (citeremo NichelOdeon - Claudio Milano e l'immarcescibile Andrea Tich, facendo un torto a molti altri), un lavoro di arrangiamento e di registrazione minuziosi all'interno di stili musicali che spaziano dal prog a Canterbury, da Zappa alla fulgida tradizione del rock demenziale italiano, dalla sperimentazione arty fino al pop più accessibile.
Il risultato è un lavoro multiforme, sopra le righe, sarcastico e disincantato, che di sicuro non mancherà di far parlare di sé. Poco adatto agli ascoltatori che non sanno mettersi in gioco, o che più semplicemente non hanno alcuna intenzione di farlo.

01/02/2018

Tracklist

  1. Benvenuti in paradiso
  2. Maledette rockstar
  3. Sono sempre i migliori che se ne vanno
  4. Dio è morto
  5. Madama Doré
  6. Io sono una rockstar
  7. Che fico!
  8. Vincenzina e il call center (versione uguale)
  9. Certe notti
  10. Un programma politico sintetico inefficace ma divertente
  11. Saggio breve di straordinaria sagacia
  12. Siamo solo noi
  13. Ammazza il corvaccio!
  14. Aria
  15. Folkpolitik (The Vittorio Sgarbi’s Torture Show)
  16. Donna pesce
  17. La canzone di Marinella
  18. Ruderi e macerie #3
  19. Wilma e il diavolo
  20. Il ragazzo della via Adriano
  21. Gesù
  22. Porno nel liceo degli orrori
  23. Ozzy ha un nuovo pantalone
  24. Padre Pio Kung Fu master (Da PietrelCINA con furore)
  25. Vincenzina e il call center (versione diversa)
  26. Dottor Marchionne mi dispiace doverle comunicare…
  27. L'atroce vendetta del nanetto Pingping
  28. Hyperbaric Rendez-Vous
  29. Morire a colazione
  30. La ballata della leggerezza
  31. War!




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