Olivia Block

132 Ranks

2018 (Room40)
minimalism, drone music, performance art

La carriera maggiore della chicagoana Olivia Block è costellata di poemetti elettroacustici di mezz’ora spesso improvvisati “in situ”, il suo formato e il suo modus favoriti: “Pure Gaze” (1999), solenne, quasi orchestrale, “Mobius Fuse” (2001) in due parti, collage grandioso quanto silente, “Change Ringing” (2005), altro flirt col silenzio e il rumore polverizzante, “Heave To” (2006), nuovamente in due parti, la sua personale apocalissi di disfacimento forte anche di dotti riferimenti a Bartok e Penderecki. Ultima per importanza e cronologia è la cassetta “Aberration Of Light” (2015), colonna sonora di una performance, forse il suo lavoro più drammatico.

“132 Ranks” è invece quello più colossale (quasi cinquanta minuti) e, sulla carta, più ambizioso. Come da sua consuetudine, la pièce nasce dal silenzio più assoluto. Il pianissimo di sibili, foschia e gas da cui germinano cristalli d’organo, una buona idea di ambientazione, è ripresa e sviluppata proprio da “Aberration”. Sono particelle luminescenti poi trasformate, forse troppo velocemente, in imponenti fanfare di accordi e note tenute, ruggiti foschi.
A metà del componimento tutto implode e regredisce al sibilo asettico iniziale. Da qui in poi Block si produce in figurazioni minimaliste al solo organo, alla ricerca dell’effetto sonoro spontaneo, della tecnica automatica, in addizioni di fasce timbriche per ottenere tanto gracidii sommessi quanto frequenze gravi da terremoto. Infine incede indecisa secondo uno stato meditativo-vegetativo, sempre meno conflittuale, fino a scomparire nuovamente nel silenzio.

Composto in due anni, commissionatole da due organizzazioni di Chicago, la non-profit Lampo e la Renaissance Society, suonato all’organo a canne di Skinner, registrato in un evento unico (21 aprile 2017) alla Rockefeller Memorial Chapel. Un portento multimediale e interattivo, avvolgente e continuamente cangiante man mano che la performance procede e il pubblico assiste; una dimensione al contempo consueta e inaudita dell’arte aleatoria. Impoverito su disco: una prima parte allettante, una seconda d’evocazione estatica inetta, incapace di portarsi a un piano più elevato, anche noiosa. A confronto con il “Volumina” di Ligeti, nobile precedente, ma pure con la novizia Sarah Davachi, n’esce malconcio.

20/09/2018

Tracklist

  1. 132 Ranks

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