Papa M

A Broke Moon Rises

2018 (Drag City)
post-rock, folk-rock

Col suo tipico modo distaccato, quasi distratto e indifferente, David Pajo ritorna ancora una volta con la sigla Papa M per un nuovo “A Broke Moon Rises”. E’ senz’altro il suo migliore risultato da diverso tempo, completamente acustico (solo sparute e minime parti di batteria qua e là), e frutto di una visione accorata (il figlio che osserva alla finestra la luna spezzata dalle nubi, come da titolo) che lo riavvicina pacatamente alla vita dopo il periodo depressivo.

Abbastanza riuscita è anzitutto “The Upright Path”, tutta arpeggi polifonici a tic-tac nello stile di “Pendulum Man” dei Bark Psychosis, privata delle implosioni cosmiche e riportata alla più umana delle musiche folk. Una più sicura, saettante incursione nel minimalismo sta in “A Lighthouse Reverie”, con figurazioni vagamente virtuosistiche, prima che un cambio di tempo la attenui nelle sue classiche sequele di accordi arcani e argentini. Un fraseggio fitto, tra musica classica e flamenco, irrora “Shimmers”, ma il pezzo è soprattutto giocato sugli sbalzi di dinamica, le mareggiate emozionali.
Piena sublimazione di questo processo è allora la rilettura, allungata a meditazione di tredici minuti di country elegiaco alla Scott Tuma, della “Spiegel Im Spiegel” di Arvo Pärt, uno dei componimenti più semplici eppur più illustrativi del grande estone. Gli permette di dipingere palpiti crepuscolari, risonanze aeree, rintocchi quietissimi di vetro e clavicembalo.

Opera seconda della seconda vita di Pajo. Album intimista con la sordina (sottotitolo: “Music For Four Acoustic Guitars”) che si eleva sul precedente pasticcio di “Highway Songs” (2016) – chiaramente una prova di carburazione – di almeno tre lunghezze: la durata, di più e meglio organizzata, l’intonazione d’ascetismo, non ultimo il carisma artistico, non ai livelli di poesia atmosferica di “As Performed By” (1997) ma nemmeno così distante come tocco e incastri di timbri. Stilisticamente parlando, la sua chitarra giunge all’estremo opposto del post-hardcore cervellotico e rumoristico dei suoi Maurice e dei primi Slint: un atto di contrizione e saggezza. Chi è dentro l’artista ne ammirerà la diversa coerenza.

08/09/2018

Tracklist

  1. The Upright Path
  2. Walt’s
  3. A Lighthouse Reverie
  4. Shimmers
  5. Spiegel Im Spiegel 

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