Sandro Perri

In Another Life

2018 (Constellation Records)
avant-pop, experimental

Non è sempre facile tenere separati arte e filosofia, soprattutto quando l’artista parte da una personale visione dell’estetica: per i greci una sintesi del bello e del vero, per filosofi come Terenzio e Croce un’entità filosofica autonoma, non subordinata al piacere e all’utile.
L’arte contemporanea ha poi messo in subbuglio questi prospetti ideologici, coinvolgendo nel processo di reinvenzione del concetto di estetica lo spirito sensibile non solo dell’autore ma anche del fruitore.
In questa più moderna e multiforme concezione filosofica, trova linfa vitale l’opera di Sandro Perri: musicista e produttore canadese già noto sotto il moniker di Polmo Polpo, nonché ideatore del progetto elettronico-sperimentale Off World, collaboratore a vario titolo di Barzin, Glissandro 70, Great Lake Swimmers, The Michael Parks e Dot Wiggin.

A sette anni di distanza da “Impossible Spaces”, Sandro Perri accantona per un attimo il flusso più elettronico a nome Off World, facendo riaffiorare quel camaleontico pop destrutturato già sedimentato nei precedenti album da solista.  Definito dall’autore come un esperimento di songwriting infinito, “In Another Life” fa proprie le migliori intuizioni di Arthur Russell e Brian Eno, ampliando quel concetto di estetica come luogo dell’anima che già altri artisti, come Eric Chenaux e Peter Broderick, hanno di recente tratteggiato con un linguaggio musicale sfuggente, quasi impalpabile, nonostante una rassicurante e riconoscibile genia stilistica.

Solo due composizioni, tessute con un suono multi-timbrico, che si sviluppano secondo le regole della musica modale. La progressione minimalista e ciclica dei 24 minuti e 21 secondi della title track è adagiata su synth e languori chitarristici ed elementi sonori distanti, piano e basso, i quali assecondano la voce calma e affascinante di Sandro Perri, che declama con tono rassegnato utopie linguistiche, che mettono in versi sogni e aspettative mai realizzate e mai realizzabili, forse nemmeno in un’altra vita.
La musica si muove con fare serpentino assecondando una melodia che, come i sogni, non trova mai un approdo certo, sviluppandosi all’infinito senza perdere fascino.

Divisa in tre movimenti l’altra traccia dell’album, “Everybody’s Paris” sfoggia ben tre voci diverse, con André Ethier dei Deadly Snakes e Dan Bejar dei Destroyer a far da cerimonieri alle mutazioni ambientali e stilistiche del brano, sottolineate altresì da una strumentazione più articolata e complessa.
Sono tre atti e tre diverse letture di un unico fraseggio lirico, sviluppato secondo canoni quasi psichedelici, che tingono il primo atto di folk e soul, di oscure trame gothic e quasi letterarie che non sfigurerebbero in un disco di Nick Cave o Leonard Cohen (il secondo atto), per poi scardinare le stesse suggestioni jazz-folk dell’ultimo album di Chenaux o della Joni Mitchell di “Hejra” nel terzo atto.

Avventuroso e originale “In Another Life” è un autentico trionfo di creatività e sperimentazione. Sandro Perri riscrive il concetto di pop cambiando l’immagine prospettica, facendo fluire con delicata malinconia una musicalità ricca di recondita e naturale bellezza, il cui scopo non è né estetico né filosofico. Quel che viene alla luce è l’affascinante ossimoro di una temporalità spirituale, pronta a rigenerarsi ad ogni ascolto e ad ogni possibile interazione ambientale, un magma mutaforma che osserva le musica pop da nuove angolazioni.
Con “In Another Life” è nato il pop profano.

22/09/2018

Tracklist

  1. In Another Life
  2. Everybody's Paris, Pt. I
  3. Everybody's Paris, Pt. II
  4. Everybody's Paris, Pt. III


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