Wolf Müller & Niklas Wandt

Instrumentalmusik von der Mitte der World

2018 (Growing Bin)
(fourth-world) electronica

Provateci a resistere a un disco come questo, a non lasciarvi coinvolgere dalla sua sofisticata euforia, dal suo gioioso utilizzo dei poliritmi e dalle raggianti sezioni ballabili, che sprizzano una vitalità allo stesso tempo primigenia e contemporanea. Provateci, per davvero. Tutto è possibile, naturalmente, ma l'elaborata (eppure così istintiva!) alchimia di un lavoro come “Instrumentalmusik von der Mitte der World” non è di quelle che possono scadere nell'indifferenza così facilmente, o che magari finiscono con l'incuriosire in maniera del tutto transitoria. Nessun aneddoto particolare ad accompagnare l'ideazione o la distribuzione dell'album, frutto di un incrocio creativo come tanti ne avvengono ogni giorno; i due però, rispettabili musicisti dalla Germania con più di un punto in comune, hanno le idee chiarissime, e un'ambizione del tutto commisurata alle loro qualità.

Uniti nell'intenzione, parola loro, di far muovere gli ascoltatori alla maniera della danza della vittoria di Crash Bandicoot, con un bagaglio espressivo diverso ma sostanzialmente volto a esiti molto simili, Wolf Müller (dedito a far vibrare il suo ricchissimo armamentario di sintetizzatori e computer come le percussioni tropicali) e Niklas Wendt (che batterista e percussionista, peraltro dall'eccellente conoscenza etnografica, lo è per davvero) concepiscono con l'aiuto di pochi collaboratori fidati un lavoro che coniuga a una complessa ricerca timbrica di stampo global/quartomondista (il “world” in inglese nel titolo è tutt'altro che casuale) casse dritte di stampo disco-funk e sottili riferimenti alla scuola elettronica di Berlino, per un linguaggio articolato che prova a escogitare nuovi modi di intendere la musica dance e le sue possibilità di ibridazione. Si fa presto, alla fine, a far partire la danza della vittoria.

Grosso modo equamente ripartito tra rapide improvvisazioni a mo' di interludio (tendenzialmente affidate a uno solo dei due strumentisti), pezzi di media durata e composizioni che invece sfondano abbondantemente il muro dei dieci minuti, il lavoro sperimenta con estrema libertà i formati più disparati e gli approcci più disparati, tenendo sempre fede a un estremo sincretismo culturale ed estetico, un clash tra mondi che punta all'ideazione di un battito universale, che trascenda di gran lunga le premesse.
Se inevitabilmente i brani dalla durata più consistente nell'immediato finiscono per rubare la scena, complice anche una più immediata esplicitazione delle doti compositive e del senso della progressione del duo, non sono affatto da meno anche gli episodi più brevilinei, in cui l'afflato ballabile entra in gioco sin da subito. L'accoppiata iniziale funge da perfetto biglietto da visita.

Da un lato “Der Mitte der World” fa in modo che il suo incanto si sviluppi con la dovuta lentezza, lasciando filtrare l'ipotesi di un passo ritmico dance soltanto a minutaggio inoltrato, dopo che un minimalismo elettronico di stampo nordico (quasi à-la Prins Thomas) e il ricchissimo battaglione percussivo di Wendt, composto di cembali, cowbell, furin e tanto altro impostano un mood glaciale e tribale allo stesso tempo, nell'ottica della sinergia tra mondi e realtà distanti, che si prendono tutto lo spazio necessario per incontrarsi e conoscersi, e infine “esplodere” attraverso un groove che ne celebra l'unione. Dall'altro “Lockerina” attacca sin da subito con i meccanismi ritmici e le sembianze ballabili, impostando immediatamente il discorso in una chiave ben più slanciata e trascinante, con l'utilizzo di idiofoni e talking drum a dare addirittura la parvenza di una melodia vocale, quasi a ricreare una sorta di vocabolario canoro universale che prescinde da ogni tipo di lingua o idioma specifico.

In questo senso, si va ben oltre la facile scappatoia di un disco dal fascino sintomatico soltanto per la capacità di evocare mondi altri rispetto a quelli tendenzialmente vicini all'ascoltatore “occidentale” medio. Indubbiamente questo progetto di collaborazione possiede un notevole potere suggestivo, riesce a immortalare paesaggi immaginari e combinazioni del tutto inattese, donando all'album un peculiare senso dell'ambience che traspare agilmente nei momenti più sperimentali e intricati del lotto. Il modo però con cui i due rivestono di atmosfera e impressioni le proprie composizioni trascende di gran lunga la classica triste operazione “world” attraverso cui dare una visione annacquata di tradizioni culturali a noi poco note.

“Auflösung” quasi accantona ogni costruzione ritmica per accostarsi a effettivi contesti ambient, tra didgeridoo che riportano alla memoria le rievocazioni aborigene dei Trance Mission e giochi di percussioni che hanno più a che spartire col free-jazz che con qualsivoglia forma di elettronica da ballo. E così, le surreali visioni tropicali di Müller trovano una reale valvola di sfogo nel manifesto meticcio di “Welcome zum Paradies”, in cui il tono quasi documentaristico dell'intervento vocale non riesce a scalfire le trascinanti armonie boogie di base e l'atmosfera lussuosa ricreata dai motivi naturali sullo sfondo, in un dialogo/scontro che può condurre soltanto a una nuova sintesi espressiva. Le visioni spaziali di “Weltraumsandalen”, che seguono d'appresso la maestosità elettronica di un Klaus Schulze in un groove percussivo dal cadenzato crescendo funky, sono soltanto la ciliegina sulla torta di un'opera tra le più peculiari e sfaccettate delle ultime stagioni.

In una perfetta unione tra i propri mondi e osservazioni, Müller e Wandt hanno trovato la via per una simbiosi artistica che ne sublima l'incontro, attraverso un manifesto discografico di impressionante personalità e forza elaborativa. Raramente l'elettronica di questi tempi ha saputo essere così conturbante.

16/04/2018

Tracklist

  1. Der Mitte der World
  2. Lockerina (ft. Timo Hein)
  3. Expedition (ft. Florian Van Volxem)
  4. Auflösung
  5. Welcome zum Paradies (ft. Florian Van Volxem, Sara Duszinski Rodriguez, Kurt Prödel)
  6. Kleiner Trommelbaum
  7. Traum 4 (ft. Philip Otterbach)
  8. Kurzgedichte
  9. Ahu (ft. Nils Herzogenrath & Florian Van Volxem)
  10. Aus Versehen angetörnt
  11. Weltraumsandalen (ft. Florian Van Volxem)
  12. Ein afrikadelle Danke


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