Alexander Tucker

Guild Of The Asbestos Weaver

2019 (Thrill Jockey)
alt-folk

È un salto nel futuro il nuovo album di Alexander Tucker, anzi un viaggio nel passato della fantascienza e nel suo enorme potere visionario. Ray Bradbury e il suo capolavoro "Fahrenheit 451" sono il fulcro delle immaginifiche e oscure trame di "Guild Of The Asbestos Weaver", un disco che apre un nuovo capitolo per il musicista inglese.
Chiusa l'ipotetica trilogia sperimentale e romantica con le soavi dissonanze di "Don't look Away", Tucker tesse un intrigante flusso di drone-music e sognanti minimalismi, creando strutture sonore quasi ultraterrene. Orrori impercettibili provenienti da dimensioni parallele intercettano sogni, incubi e paure ancestrali dell'autore, qui alle prese con un album meno sacrale, musicalmente e concettualmente più simile alle alterazioni e manipolazioni ostentate nel tour del 2018, dove Tucker schiaffeggiava e tormentava le placide armonie del precedente album, fino a renderle irriconoscibili.

Le coordinate sono le stesse degli ultimi capitoli: ovvero un folk elettronico-psichedelico dove elementi formanti sono il violino, il basso e la voce fluttuante. Solo che questa volta tutto è in un distonico equilibrio tra passato e futuro, dove pop e sperimentazione restano in continuo ed eccitante conflitto. Solo cinque lunghe composizioni per "Guild Of The Asbestos Weaver", che riconnettono l'artista con la scena underground di Richard Youngs e Arthur Russell. Canzoni che accennano un refrain che non è mai un vero e proprio refrain ("Artificial Origin"), sottolineato da un cantato che ha le connotazioni algidi e memorabili di Brian Eno o John Cale.

Come dei mantra, i cinque episodi del nuovo album di Tucker si evolvono verso forme inusuali, solo "Energy Alphas" si lascia cullare da una versatilità armonica più calda e avvolgente, nonostante le linee ritmiche siano per molti versi affini alla prima dance music. Le tribolazioni finali della già citata "Artificial Origin" anticipano le alterazioni synth-wave di "Montag": un'atipica e inquieta canzone ricca di dissonanze, fluidi elettronici, suoni di violino dai connotati trascendenti e suggestioni horror, finora inedite nel canzoniere del musicista. Anche "Precog" mette in disordine i canoni compositivi, aprendo le danze con ronzii e suoni modificati elettronicamente, prima che una melodia dai toni passionali si distenda sul suono ciclico del violino.

Non è un caso che a chiudere le danze sia il brano più lungo e criptico ("Cryonic"), un mantra imbastito con sonorità aspre e ossessive di violino, sovraincisioni di voci e suoni che alzano il tono fino a confondere realtà e sogno, passato e futuro, scienza e fantascienza. Se l'intento era quello di mettere in moto l'immaginazione, si può senza dubbio affermare che lo scopo sia stato raggiunto: gli spunti politici e filosofici dell'opera di Ray Bradbury sono percepibili in tutto l'album, le manipolazioni dei suoni e le continue divagazioni timbriche sono più che mai contestuali alla resa finale del progetto.
Questa volta Alexander Tucker ha scelto di lasciare l'ascoltatore in una situazione meno confortevole: il minimalismo stratificato disorienta, lascia attoniti. "Guild Of The Asbestos Weaver" per molti versi non è un passo in avanti per il musicista dei Grumbling Fur, ma un volontario passo indietro che apre le porte a diverse soluzioni future, potenzialmente affascinanti ma non necessariamente messe del tutto a fuoco.

12/09/2019

Tracklist

  1. Energy Alphas
  2. Artificial Origin
  3. Montag
  4. Precog
  5. Cryonic


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