Ben Osborn

Letters From The Border

2019 (Nonostar)
alternative, songwriter, neoclassical

Il nuovo progetto di Ben Osborn è un'affascinante sinergia tra diverse forme d’arte. Quella del musicista inglese - già noto come compositore di colonne sonore e opere teatrali, vincitore di numerosi premi, nonché co-fondatore e insegnante di musica alla Berlin Open Music Lab, una scuola gratuita per musicisti rifugiati - è una musica fatta di frammenti di neoclassica, rifiniture ambient-minimal alla Erik Satie, geometrie compositive che catturano elementi folk e pop per incastonarli in delizie chamber-pop, alterazioni sperimentali che tra loop e noise immergono le note in atmosfere glaciali ed estatiche. E poi c’è la poesia, frutto di raffinate e colte citazioni letterarie e mitologiche che scavano nel passato del musicista, discendente di una famiglia ebraica spezzata in più parti dal furore della guerra.

Risultato di una felice collaborazione con il violinista sperimentale tedesco Alex Stolze, capo dell’etichetta Nonostar che pubblica il disco, il lavoro di Ben Osborn proietta la poetica di Leonard Cohen in una dimensione sonora contemporanea, dove il brusio dei loop e il graffio leggero di rumori e voci si sostituisce all’estetica acustica da folksinger. Moderno troubadour, particolarmente affascinato dal valore simbolico della natura e dei suoi elementi, Ben Osborn si nutre altresì di speranza, enunciando un’arcaica forma linguistica ebraica per manifestare la gioia, “Chedvah”, incastonandola in deliziosi fraseggi strumentali cameristici. Ma è con le prime parole di “Letters From The Border”, “quando il fuoco ha spazzato il continente/ una schiera di passeri si sono sollevati dal mucchio di cose rotte”, che il musicista offre la chiave d’ingresso nel doloroso mondo di ricordi e racconti privi d’eroi.

Sono storie strazianti e dolorose di chiunque venga privato della libertà, una paura che sembra tornare ad aleggiare sulla democratica e sbandata Europa. Fragili romanze chamber-folk dall’antica grazia, lievemente turbate da loop e noise (“Fast Awake”), malinconici valzer scanditi dalle note del piano (“My Sister The Swimmer”) e inattesi flussi di romanticismo (“The Only Thing”) definiscono con sapienza la moderna visione folk-noir di Ben Osborn. A rendere ancor più solenne l’arte poetica del musicista inglese ci pensano le grevi geometrie sonore a base di arpa, piano, voce, violini ed elettronica di “Tangles”, le divagazioni strumentali elettro-ambient di “Fields” e il quasi mistico finale di “Psalm22”.

Rarefatto, fragile, “Letters From The Border” non è un album facile o immediato, le canzoni di Ben Osborn non hanno l’irruenza armonica di molti folksinger contemporanei, le dieci tracce vanno ascoltate e assaporate nel loro insieme, anche se il geniale incrocio di beat elettronici, noise analogici e malinconico folk di “A Bridge Of Starlings”, la più elaborata “A Guide To Gothenburg For The Sleepless”, ornata da un raffinato arrangiamento neoclassico e dal controcanto di Bethany Roberts, e la già citata “The Only Thing” possiedono quella personalità necessaria per poter godere di autonomia espressiva. Un eccellente debutto per un musicista che merita l’attenzione e il plauso degli ascoltatori più esigenti.

10/05/2019

Tracklist

  1. Chedvah
  2. Letters From The Border
  3. Fast Awake
  4. Tangles
  5. A Bridge Of Starlings
  6. Fields
  7. My Sister The Swimmer
  8. A Guide To Gothenburg For The Sleepless
  9. The Only Thing
  10. Psalm 22 




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