David Allred

Entrato in punta di piedi nel mondo della modern classical, il cantautore David Allred prosegue il sodalizio artistico con Peter Broderick, pubblicando un mini-album, “The Cell”, che consolida l’immagine di folksinger innamorato di atmosfere notturne e introspettive. Sette tracce, delle quali tre molto brevi e una in piena estasi strumentale. Un progetto per molti versi anomalo, quasi un bozzetto, un demo in stato avanzato di composizione.

Strano a dirsi, la forza espressiva non risente della fugacità dell’album, forte soprattutto di una delle composizioni più intense del repertorio del musicista, un brano che ha anticipato l’uscita con un grazioso video della serie Sound Gallery Session. Ed è quasi un inno “Nature’s Course”: una melodia accennata dal pianoforte che cresce con toni agrodolci, tra continue variazioni armoniche che omaggiano sia Tim Buckley che Nick Drake, celebrando un minimalismo chamber-folk sempre più personale e originale.
In “The Cell” la tensione emotiva è costante, sia quando il musicista lascia il campo al suono del violino nel breve strumentale “Mandatory Soul”, sia quando la voce si impossessa dell’anima della title track, scivolando da un cantato simile a una preghiera a un mistico e ancestrale grido liberatorio. Delicati frammenti di ambient-folk, a volte scomposti (“Fading Away”), a volte abbandonati tra ronzii e riverberi (“Full Moon”), trovano infine pace nel pregevole chamber-folk di “Lexington Hills”, adornato da suoni di pianoforte, synth, trombe e archi.

Diventa così facile perdonare a David Allred l’aver assemblato in fretta questo timido set di composizioni, alcune forse troppo grezze per poter brillare di luce propria (“Family”). “The Cell” conferma che il musicista californiano è a un passo dalla completa realizzazione artistica, e questo breve inciso discografico è solo un antipasto gustoso e genuino di meraviglie future.

14/06/2019