Doug Tuttle

Dream Road

2019 (Burger)
pop

Abile predatore di emozioni psych-pop, Doug Tuttle con il quarto album solista (tra il 2010 e il 2012 ha inciso anche due album con i MMOSS) inaugura un nuovo contratto discografico, entrando nella scuderia della Burger Records: etichetta specializzata in garage e punk.
Non è uno strappo stilistico, quello del musicista di Boston: “Dream Road” è solo la naturale evoluzione di un processo di semplificazione e di rifinitura di quell’anima pop che sembrava costretta tra le pieghe lo-fi degli ultimi due album, o affogata nelle sonorità da jam session nell’esordio targato 2014.

Più Beatles che Grateful Dead, più Tom Petty che Byrds, il profilo definitivo di Doug Tuttle è quello di un musicista che è riuscito a resistere alle tentazioni concettuali, concentrando l’attenzione sulla scrittura e sulla qualità del suono, senza paura di addentrarsi nel raffinato entourage pop-rock a cavallo tra gli 80 e i 90.
E’ un musicista più sicuro e convinto delle proprie attitudini, quello che emerge dall’ascolto di “Dream Road”, gli arrangiamenti più limpidi e meno vaporosi collocano la voce in primo piano, mentre le sonorità cristalline delle chitarre fanno fluire riff più incisivi e lineari.
Non è azzardato invocare per il nuovo album di Doug Tuttle confronti, non riprovevoli, con la stagione d’oro dell’American pop da Fm, le influenze country sono ora più nette, con tanto di citazione di “Ventura Highway” degli America nella zuccherina “Did You Need Someone”. C’è anche un raffinato tocco funky  in “Can You Feel It”, nonché un brioso accento esotico nel nostalgico jangle-pop di “I'll Throw It All Away”. Spesso la sensazione è quella di avere sotto mano un disco di inediti dei Teenage Fanclub (“Twighlight”, “Well I Guess”) o qualche gioiellino dell’archivio segreto dei Traveling Wilburys (“In This World Alone”, “All Alone”).

Il nuovo album di Doug Tuttle è uno di quei dischi che si è soliti appellare con "senza infamia e senza lode", peccato che tale considerazione sia in verità frettolosa e poco attenta alla qualità della scrittura. Non è affatto semplice riuscire a tenere in equilibrio scioltezza e originalità (“Long Day To Your Home”), né azzardare incastri di chitarra e batteria con la stessa energia ed essenzialità dei primi vagiti psych-pop (“But Not For You”).
“Dream Road” è senz’altro un album che fa della piacevolezza la sua arma principale, il suono è spesso derivativo e non particolarmente originale; Doug ha scelto una strada irta di pericoli, ma è innegabile che tutto appaia per ora girare nel verso giusto. Dopotutto godersi 30 minuti di delizie pop non è un peccato, basta essere consapevoli del suo fascino volutamente aleatorio.

06/07/2019

Tracklist

  1. I'll Throw It All Away
  2. Twighlight
  3. Long Day To Your Home
  4. But Not For You
  5. Did You Need Someone
  6. Well I Guess
  7. In This World Alone
  8. Can You Feel It
  9. All Alone
  10. Fade


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