C'è voluto il patrocinio di John Prine per far emergere il nome di Kelsey Waldon: non solo ne ha tessuto pubblicamente le lodi ("la cantante country più interessante da molti anni a queste parti", l'ha definita), ma ha anche scritturato l'artista per la sua personale etichetta Oh Boy. Per l'occasione Kelsey Waldon si è avvalsa della collaborazione in studio della formazione che è solita accompagnarla nelle sue esibizioni live: il risultato è il disco più intenso dell'artista statunitense.
Anticipato da un singolo dall'esplicito incedere country ("Anyhow"), "White Noise /White Lines" è un disco energico e non privo di interessanti variabili, come la trascinante "Sunday's Children", dove Waldon sconfina nel r&b con una naturalezza impressionante, o nella bella cover di un brano di Ola Belle Reed, "My Epitaph", immersa in delicate atmosfere space-blues.
Nelle intenzioni di Kelsey questo ultimo album è un richiamo a quei valori reali che l'uomo ha sacrificato in nome del denaro e del materialismo. Sono infatti autentiche e sentite le storie dei coltivatori di tabacco in "Black Patch", sono sinceramente dolenti le insicurezze raccontate in "Run Away", è socialmente e politicamente intenso il racconto delle difficoltà di una famiglia di minatori nell'eccellente "Kentucky, 1988", mentre a "Live And Let Go" e alla title track l'autrice affida gioie e speranze di chi si sente ancora parte di una comunità.
"White Noise /White Lines" è un album country non solo dal punto di vista stilistico, ma anche culturale e sociale. Un progetto la cui autenticità e sincerità espressiva consolidano la figura di Kelsey Waldon nel firmamento della moderna musica americana.
12/03/2020