Lacuna Coil

Black Anima

2019 (Century Media)
alternative metal, gothic metal

Il ritorno dei Lacuna Coil è sempre una notizia, soprattutto per i tanti fan che vivono al di fuori dei nostri confini nazionali. Ingiustamente sbeffeggiato da chi in Italia non riesce a percepire il metal oltre un immaginario fatto di borchie e motociclette, quello della band milanese è un discorso che invece bisogna affrontare con una certa onestà intellettuale, al di là dei gusti personali. Perché se vogliamo partire dal principio, il percorso dei Lacuna Coil è stato davvero lungimirante e ricco di soddisfazioni: quella sorta di ibrido tra The Gathering e Paradise Lost proposto nel lontano primo album del 1999 si è evoluto, si è contaminato, ha definitivamente spiccato il volo attraverso la consapevolezza e la voglia di tentare una via solo in apparenza più commerciale. La cosiddetta svolta americana. Evitiamo però di tirare sempre in ballo i Korn e il nu-metal, c’è un’anima nera che va oltre tutto questo e lo abbiamo già assaporato in opere di successo come ad esempio “Dark Adrenaline” (sicuramente il loro miglior disco post-2010).

Ripartiamo proprio da questa oscura energia che muove i fili del quintetto: “Anima Nera” per l’appunto, un prologo dal sapore elettronico che più avanti si riaggancia alla title track dell’epilogo, un moto circolare che riporta in mente l’uroboro, l’eterno movimento che si consuma e si rinnova di continuo (anche la copertina dell’album suggerisce queste cicliche sensazioni). Cosa c’è in mezzo a tutto questo? Una manciata di brani di buona fattura, qualche passaggio meno convincente e in certi casi un tentativo di colpire l’ascoltatore con maggiore aggressività, grazie a ritmiche molto più serrate e meccaniche (la pregevole “Layers Of Time” riporta in mente le martellate dei Fear Factory). Inoltre questa canzone ribadisce ancora una volta l’efficacia di Andrea Ferro dietro al microfono, da oggetto misterioso a vera colonna portante della band nel giro di pochi album. Più dura e intensa del solito la sua prova, sulla scia dell’ottimo lavoro già fatto sul penultimo “Delirium”.

Su Cristina Scabbia c’è poco da aggiungere rispetto a quanto detto in passato, è la presenza, è l’angelo caduto che nel giro di un minuto ci conduce dal paradiso all’inferno e viceversa: il malinconico refrain di “Now Or Never” è un raggio di sole dopo la tempesta, mentre “Veneficium” riporta in auge le vecchie tentazioni gothic metal del combo, con la voce di Cristina in assoluto stato di grazia (soprattutto quando mantiene una certa sobrietà di fondo, come nel pezzo in questione). 
Non ci sono dubbi che scorrendo la tracklist qualche nodo venga al pettine, ovvero quei due-tre riempitivi che non lasciano il segno come dovrebbero (in particolare “The End Is All I Can See” e “Save Me”). Ma questo poco importa agli aficionados della band, i quali avranno già divorato a occhi chiusi le dodici composizioni di “Black Anima”. Un ritorno che non aggiunge molto alla discografia dei Nostri, pur mostrando quella rinnovata coesione generale (i recenti cambi di line-up non hanno influito più di tanto) che riesce a sopperire agli inevitabili scricchiolii del songwriting.
Siamo arrivati a quota nove album comunque, alla faccia di chi li detesta.

15/10/2019

Tracklist

  1. Anima Nera (Prologue)
  2. Sword Of Anger
  3. Reckless
  4. Layers Of Time
  5. Apocalypse
  6. Now Or Never
  7. Under The Surface
  8. Veneficium
  9. The End Is All I Can See
  10. Save Me
  11. Black Anima (Epilogue)
 

Lacuna Coil sul web