Mina, Ivano Fossati

Mina Fossati

2019 (PDU/Sony)
adult pop, songwriter

È settembre del 2019 quando viene annunciata la realizzazione di un disco di inediti di Mina a firma Fossati e cantato in duetto con la cantante naturalizzata svizzera. Fossati precisa che si era parlato di un disco comune nel 1996, ma che etichette discografiche hanno creato disagio a sufficienza da non permettere l'avvio di un progetto avviato poi nel 2017 dopo il ritiro dalle scene del cantautore e in seguito a un'accorata richiesta della sig.ra Fossati: "Se non accetti di cantare con Mina chiedo il divorzio" (cit.).
Intanto il 6 novembre viene pubblicato il primo singolo dell'album "Tex-Mex" e chi si aspettava un nuovo "Danza" (Mia Martini, 1978, scritto prodotto, arrangiato e in parte pure suonato dall'autore genovese) capisce subito che è meglio lasciar perdere.

Un caffè in due, qualche stella di carta e nel buio del cielo è già domani. Ecco perché siamo qui
(da "L'infinito di stelle")
È il 22 novembre 2019 quando "Mina Fossati" viene pubblicato dalla PDU/Sony. E dunque... un ritrovarsi, in fondo. Dopo quell'occasione accennata nel live alla Bussola del 1978 ("Mina live '78") e qualche incontro successivo prima elencato, un ritorno a partire da ciò che è rimasto e non da quello che potrebbe essere, un po' a far conto con sé stessi a far care le piccole cose e senza troppe pretese. E che sia Fossati dunque per ciò che si conosce e Mina per ciò che si sa, che va bene comunque a chi va bene. Al pari di due vecchi amanti che si ritrovano per un'ultima (?) sera.
L'incipit "L'infinito di stelle" racconta quasi tutto a disattendere pretese. Una promessa di classe che non vuole cercare oltre e la si accoglie. Scorre con calore. Il titolo è ben stucchevole, ma rimanda a guardare a ciò che si ha nel nostro piccolo, a cogliere la bellezza nelle cose e negli affetti più vicini. Fossati è Fossati, Mina è Mina nel dialogo tra le due voci. L'arrangiamento s'appoggia alla bella melodia. Il testo di Fossati si apre in modo magnifico "Per la strada di nuovo. La pioggia è passata e una luce si muove per me, c'è ancora speranza in questa terra civilizzata soprattutto dai poeti", poi tutto si dipana in una dimensione cara che sposa il blues alla tradizione del canto romantico italiano. La sensazione è che se il pezzo l'avesse cantato il solo Fossati sarebbe stato infinitamente più credibile e che soprattutto tanta intimità non avrebbe avuto bisogno di archi così didascalici. Nella sezione finale, Mina lascia che la sua voce si sporchi, ma il gioco regge. Non regge? Un po' ambo le cose, forse più la prima.

"Farfalle" si ricollega alla tradizione latino-americana sposata ancora al blues trovando nel testo una non velata ironia. Tanta ricerca nella gestione del testo, "carino" e con grazia triviale. Mina sembra passata di qui per caso e se il pezzo l'avesse cantato anche il solo Fossati sarebbe stato una sola cosa... un brano brutto.
Va peggio con "Ladro", dove la mano della produzione di Pani si fa forte. Tutto suona plasticoso (oh! Un neologismo per Accademie assortite?), la voce di Mina è appesantita e non regge nella sua drammaticità il carico "leggero" della sezione strumentale, tranne che in momenti più genuinamente acustici. Non ci si fa mancare un intermezzo finto rap che più trash patinato non si può. Brrrrrrrrrrrr...

Salto di classe, e tanta, appresso a "Come volano le nuvole". Atmosfera da peggior bar di Caracas al ralenti, arrangiamento centratissimo col basso fretless di Moriconi ad arrivare dritto alla pancia, incipit di Fossati alla voce divertito e assai "presente", pesante caduta di stile nel testo con "l'amore si vende a milioni di copie", mah... roba che manco la trap quella brutta, ma il racconto regge. Quando arriva il refrain, la voce di Mina sembra una benedizione e davvero tutto si fa aereo e strettamente moderno. Grande momento di chitarra classica nel ponte prima dell'ultimo ritornello. La coda strumentale gioca su pochi ma calibratissimi suoni di notevole atmosfera e resa. Bel pezzo davvero. Complimenti ai due e alla produzione tutta.
Tutto si muove lentissimamente lento anche con "La guerra fredda". La voce di Mina all'inizio è assai impastata nella dizione, troppo, quella di Fossati è quella di sempre. La melodia è bella, il testo di più, l'arrangiamento centrato ma non lascia trasparire la sensazione di sapere passo per passo cosa accadrà e questo non fa classico, solo un pochetto di noia ingiustificata rispetto a tanta grazia di scrittura. Nonostante tutto, l'emozione trasuda e in ciò è la grandezza della scrittura di Fossati e di una Voce che comunque c'è e lotta con noi. Una bella sensazione. Un bel pezzo.

E chi se lo sarebbe aspettato un capolavoro autentico a questo punto? Ok va bene, è stato concepito per un film che si immaginava di successo (pur con oggettivi alti e bassi, ma lascio alla critica cinematografica il margine tra regia e sceneggiatura a scavar lacrime) e che se non ci fosse stata una pandemia in corso lo sarebbe stato ancora di più, ma allora quando si vuol far centro il "team" sa come ottenerlo eccome una volta per tutte! E diciamolo che si vuole venire incontro a "facoltà uditive e mentali ridotte", che si vuole far salotto sbarazzino della peggio, perché ormai ad animare quel salotto ci son persone ben più giovani e che a cercare altro non ci sarebbe veramente niente da perdere a ottant'anni!
Arriva "Luna diamante", uno di quei brani pop tra i più illuminati che Fossati abbia scritto nella sua carriera e che Mina abbia cantato. In mezzo a tanta approssimazione di esposizione, pure questo è passato e ingiustamente come "tormentone della peggio", ma così non è, così non deve essere. La melodia qui è semplicemente sublime, la voce indulge in qualche eccesso teatrale di troppo nelle strofe a cercar sporcature "frei" che manco Marina Fiordaliso, ma quando Mina giunge all'inciso scarnifica le parole come ad arricciare l'anima al pari di crine d'arco e tutto comunque emoziona in perfetta aderenza al testo a potenziarlo all'ennesimo espressionismo. L'arrangiamento esula dal resto del disco e trova la grazia misurata di Celso Valli, che nella sezione finale del secondo e terzo ritornello sembra alterare la percezione del tempo con un rubato in glissati e sfalsamenti di sezioni orchestrali di pochi secondi cari assai più alla musica classica contemporanea che al pop tutto. E poi la voce vibra, vibra a smuovere tutto il possibile. Non ci sono parole per descrivere tanta potenza comunicativa ancor più amplificata da un canto sgranato dal tempo in rughe fatte puro graffio all'anima. Un traguardo più che un limite, davanti al quale Fossati si presta a un solo breve vocalizzo finale a bocca chiusa, all'unisono su due ottave diverse, a inchinarsi non ossequiosamente davanti all'interprete tra tutte. Qui c'è materia da discutere per chi fa critica, perché se la musica è un dono "deve" essere coscienza dell'atto di pubblicazione a chi ascolta e non un'abitudine a centrare un brano a disco se va bene e un modo per macinar denaro, lo stesso che chi scrive di musica raramente vede, peraltro. Pubblicare è un atto di coscienza, non un passatempo alto-borghese.

"Tex-Mex" è il singolo che come detto anticipa l'album. Una di quelle robe che vorrebbero essere divertenti e che lo risultano (forse) con un arrangiamento cafone ma di lusso (forse), pochissima roba davvero, ma se basta a divertire bene così. Sul valore della leggerezza del resto non si può discutere, o lo si accoglie o comunque è un successo, a prescindere.
Torna il mood "noi ragazzi di oggi noi" con "Amore della domenica", dove il marchio Pani "voci trattate a far bar della Sardegna bene" si sposa magnificamente con la voce di Mina a diventar teatro di qualche secolo fa e fatto male, per giunta. Una roba di una pochezza imbarazzante davvero.
"Meraviglioso è tutto qui" è una breve ballata non parca di modulazioni armoniche con un bel testo. Purtroppo, non funziona l'interpretazione di Mina. Rincorre la melodia, a tratti l'abbraccia, ad altri risulta stentorea o forzata. Come sempre vien da dire "ce ne fossero di interpretazioni come questa", a prescindere, ma... L'arrangiamento a cacciar via ogni ambiente è veramente vecchio e non si addice alla natura intima del brano. Peccato, occasione sprecata, tanto più tenendo conto che l'intervento vocale di Fossati rialza le quotazioni del tutto.

Con "L'uomo perfetto" appare tutto chiaro, a Pani farebbe bene un corso d'aggiornamento rispetto a che diamine accade nel mondo (ma basterebbe solo la periferia Italia). Scherzo, ovviamente, perché la macchina di Lugano sa benissimo a quale mercato puntare ed è un mercato che sa veramente di muffa, salvo rare e magnifiche eccezioni a dimostrare che ognuno qui il suo mestiere lo sa fare eccome. Il suono degli arrangiamenti è veramente orrendo, né più né meno. Non è possibile sapere cosa sarebbe potuto essere di un brano di Fossati che nella struttura e nella scrittura non è niente male. La voce di Mina è quasi completamente estranea a tutto. Si ringrazia ogni intervento di Fossati. Un disastro (quasi) completo. Peccato, il pezzo è bello, a saperlo leggere, ma proprio non quadra.
Il giro non cambia con "Niente meglio di noi". Ormai sembra un disco della Carrà. Ovviamente dovrebbe risultare divertente. Non credo che una casalinga non sappia chi è almeno Elodie, così tanto per dire (sarà a condurre Sanremo del resto no?), se proprio vuole ascoltare qualcosa di "leggero". Il mondo gay tanto vicino alla Signora ormai ascolta ben altra roba da decenni. Perché allora? Perché? Per carità, la struttura del pezzo non è male, ci sono belle soluzioni, tutti i musicisti suonano in maniera encomiabile, ma il tutto è di un'inutilità pazzesca. E la cosa più assurda è che questo brano chiude il disco.

Poteva mancare una versione deluxe? Non di certo! Però...
"Settembre" è un gran bel brano, semplice, essenziale ma denso. La versione di Mina non è male, quella di Fossati fa venire le lacrime agli occhi, anche se qualche dubbio sull'arrangiamento rimane, poca cosa comunque. Complimenti veramente per aver escluso il brano dal disco ufficiale.
La versione de "La guerra fredda" con gli archi non aggiunge granché a quella originale, anzi toglie qualcosa ed è un bene sia stata scelta la versione più asciutta.
È questo un disco che potrebbe sfigurare alla cerimonia del tè con burraco di peggiore fattura o nelle case di signore finto-classe di una certa, senza alcun pregiudizio nei riguardi di alcun mondo.
Ai fan di Mina come me: facciamocene una ragione, se non è bastato Fossati non ce n'è, ma può essercene, a volerlo. È vero che prima che l'album uscisse voialtri, non io, l'avete già battezzato come capolavoro e del resto... vi cascasse un asteroide in testa, direste che è una benedizione di Maeba.
E comunque l'ho sempre detto eh! "Farfalle, farfalle non rompeteci le palle" (senza l'auto-censura in quel di Lugano), che ad avervi tra cassetti non svuotati, farfalle, si fanno i vermi e forse a fare un pochetto di pulizia ogni tanto pur e soprattutto da vecchietti, si arriverebbe al Mondo tutto con una meraviglia senza pari. E invece... la volete 'a minestrina di chi finge di essere una "mamma moderna della nostra musica"? E pijatevela!

"Mina Fossati" è uno dei più brutti dischi della discografia di Mina e il peggiore di quella di Fossati. Ci sono dei brani da salvare? Certo, comunque e ovviamente. Che diamine! Qui ci sono in mezzo due geni e alcuni dei più grandi professionisti in circolazione (e qualcuno in mezzo genietto lo è pure, senza diminutivi).
"Luna diamante" su tutti, senza dubbio e poi "La guerra fredda", "Come volano le nuvole". A voler esser generosi "L'infinito di stelle". Nulla più.
La pubblicazione vende più di 50.000 copie (a infoltire i più di 150 milioni di album venduti nel mondo complessivamente) aggiudicandosi il titolo di disco di platino.

16/01/2021

Tracklist

  1. L'infinito di stelle
  2. Farfalle
  3. Ladro
  4. Come volano le nuvole
  5. La guerra fredda
  6. Luna diamante
  7. Tex-Mex
  8. Amore della domenica
  9. Meraviglioso è tutto qui
  10. L'uomo perfetto
  11. Niente meglio di noi due

Versione deluxe
  1. Settembre (Mina)
  2. Settembre (Ivano Fossati)
  3. La guerra fredda (con archi)