Orville Peck

Pony

2019 (Sub Pop)
alt-country

Un'immagine che buca lo schermo (copertina di questo suo debut intitolato “Pony”) e dice molto di sé, quella di Orville Peck. Cappello, camicie, gilet e camperos da cowboy indicano la chiara matrice outlaw country della sua opera (i primi miti di Orville sono Roy Orbison e Johnny Cash), la maschera di latex dalle lunghe frange che lasciano intravedere le sue labbra carnose e ammiccanti punta invece all’essenza queer dei suoi racconti. E non chiamatela novità, quella di un cowboy che canta di gender minorities: da dove credete che vengano tutti gli artisti queer che popolano i locali di New York, sottolinea Orville in numerose interviste, se non dalle badland centroamericane?

Anche la musica che fa da sfondo al vocione profondo e duttile di Peck è un miscuglio decisamente insolito – tanto da far apparire ovvio l’interesse di una label alternative come Sub Pop per il ragazzone di Toronto. Di certo a guidarla sono le guizzanti chitarre elettriche tipiche dell’alt-country, ma c’è anche tanto fumo lynchiano, torbidezza à-la Chris Isaak e, udite udite, insistenti riverberini shoegaze (la struggente e dolce “Turn To Hate” ne è un chiaro esempio). Questo quando Orville di punto in bianco, nel bel mezzo di “Winds Change”, non passa dall’intonazione country a una new wave che fa venire in mente Ian McCulloch.

Sono comunque della partita momenti più tradizionalmente country: la rampante “Buffalo Run” o la fischiettante e guascona “Take You Back (The Iron Hoof Cattle Call)”, animata da un basso croccante, o ancora l’invocazione di “Old River”. Il paesaggio più polveroso è sicuramente quello attraversato nei tre minuti e mezzo di “Kansas (Remembers Me Now)”, dove la voce cullante del Nostro e una slide guitar stanca sfrigolano tra la sabbia.
Molto vari sono dunque i toni della narrazione di “Pony”, che vanno dal quello goliardico della sopracitata “Take You Back (The Iron Hoof Cattle Call)” a quelli tragici di “Hope To Die” e del magnifico singolo “Dead Of Night”, alla dolcezza disarmante di “Roses Are Falling”.

Uno spirito libero e schietto, insomma, Orvile Peck. Del resto lo mette in chiaro molto bene nel singolo che lo ha portato al successo. È stato innamorato di un easy rider, di un pugile di combattimenti di illegali, finanche di un secondino… ma alla fine ha sempre scelto the wide open “Big Sky”.

01/04/2019

Tracklist

  1. Dead of Night
  2. Winds Change
  3. Turn to Hate
  4. Buffalo Run
  5. Queen of the Rodeo
  6. Kansas (Remembers Me Now)
  7. Old River
  8. Big Sky
  9. Roses Are Falling
  10. Take You Back (The Iron Hoof Cattle Call)
  11. Hope to Die
  12. Nothing Fades Like the Light


Orville Peck sul web