I Papa Roach esordirono a fine anni 90 come gruppo rap-rock cavalcando l'ondata finale di gruppi nu-metal, quella più mainstream e radiofonica. Il gruppo raggiunse il successo mediatico con un divertente lavoro come "Infest", particolareggiato da influenze (oltre che dal nu-metal più melodico) punk-rock e pop-rock, e che ancora oggi rimane l'apice degli statunitensi. Dopodiché si spensero un po' diluendo la loro formula sempre più avvicinandosi alla formula di Linkin Park, Adema e Disturbed (fintanto che era di tendenza nelle classifiche) e poi col successivo trend dell'emo-pop, purtroppo in maniera poco personale. Successivamente gli americani si persero in un revival dell'hard-rock anni 80 con qualche pezzo interessante ma nel complesso poco ispirato.
Negli ultimi anni si è assistito a un parziale tentativo di recuperare alcuni aspetti delle sonorità iniziali del gruppo, ma facendolo banalmente, cioè adagiando su blandi chitarroni distorti melodie pop che oscillano tra l'accattivante e il melenso, assieme a fraseggi rap prevedibili e innocui, mai realmente recuperando la carica emotiva e la potenza degli esordi. L'ultimo disco arriva nel 2019: "Who Do You Trust?" è stato presentato dal gruppo come una "evoluzione" del suono del gruppo verso sonorità più ricercate. Quel che è stato fatto in realtà è stato semplicemente ricopiare le soluzioni pop-rock effettate dei singoli di successo degli Imagine Dragons (che già non brillavano per originaltà), ma senza il medesimo gusto melodico, e sovrapporle al substrato dei precedenti lavori (che già non brillavano per profondità), ma senza interiorizzarle per riforgiarle in uno stile proprio.
Il risultato è un disco che cerca di suonare sia orecchiabile che anthemico, ma che rivela in realtà una mancanza di personalità e di idee, e che per arrangiamenti (oltretutto scarni) e produzione suona vecchio di quasi 20 anni. Addirittura ha persino meno impatto emotivo del predecessore "Crooked Teeth", ben più riuscito. I pezzi sono tutti inoffensivi e prodotti con lo stampino, senza aggiungere nulla di creativo alle prevedibili sequenze tastiera-chitarra distorta-chorus emotivo-inserti pop&rap. Il lavoro di missaggio inoltre non è sempre dei migliori, penalizzando il suono delle chitarre, e non copre certo i vuoti di contenuto.
Come canzoni, forse, si possono notare giusto gli arpeggi emotivi di "Come Around", la linkinparkiana "Better Than Life" e infine "Feel Like Home", quest'ultima semplicemente perché ricicla sonorità punk-pop/power-pop e quindi suona un po' diversa dal resto del disco, che si riduce a una pessima imitazione della formula degli Image Dragons mista a rap annacquato e a qualche riffetto distorto. "I Suffer Well", a dire il vero, prova a suonare schizzata ma è monotona e fin troppo breve.
A peggiorare le cose, i testi infantili svalutano anche i momenti "migliori". Incomprensibile come parte della stampa musicale abbia salutato il disco definendolo inventivo o addirittura innovativo.
07/03/2019