Stef Chura

Midnight

2019 (Saddle Creek)
indie-rock, garage rock

La storia dietro “Messes”, l’esordio di Stef Chura rilasciato nel 2017, è molto semplice, ma necessaria per afferrare lo spirito che anima le canzoni della giovane cantautrice del Michigan. Fino a quel momento la chanteuse non aveva mai preso la musica troppo sul serio. Certo, le canzoni autoprodotte si accumulavano di giorno in giorno, così come le partecipazioni al basso e alla chitarra in band locali, ma un prodotto compiuto come un disco non le sembrava una priorità. Insomma, la Chura viveva la musica alla giornata.

A cambiare tutto fu la tragica e improvvisa scomparsa di uno dei suoi migliori amici. Fu l’inizio di un periodo buio, che ricorre sovente nelle canzoni di Stef, durante il quale la Nostra, preda di struggenti riflessioni sulla fuggevolezza del tempo e l’ineluttabilità del destino, si domandò spesso quale fosse la cosa che più avrebbe voluto realizzare prima di morire. La risposta era sempre la stessa: un disco.
E disco fu: “Messes”, impreciso e rabbioso come si confà a un esordio rilasciato in quelle condizioni emotive. Un disco imperfetto, ma caparbio e costellato da lampi di potenza che promettevano un futuro importante, facendo entrare di diritto la Chura nella folta schiera di cantautrici americane che, armate di chitarra e tumulti interiori, stanno costruendo una scena degna erede di quella degli anni Novanta.

Per confezionare un sophomore capace di perfezionare le idee e rifinire lo stile di un esordio grezzo come “Messes”, la voce graffiante e lo stile chitarristico straripante di Stef necessitavano di una guida capace di canalizzare le energie e imporre qualche paletto – la cantante non ha mai fatto segreto di non riuscire a concludere gran parte delle canzoni che inizia a scrivere.
Il mentore perfetto arrivò senza manco doverlo cercare, quando Pitchfork evindenziò in un articolo le enormi affinità elettive tra la musica di Stef Chura e i Car Seat Headrest. Senza farsi pregare, Will Toledo ascoltò la musica di Stef, la apprezzò e la scelse come opening act di numerose date.

“Midnight” è in tutto e per tutto un disco solista di Stef Chura, ma l’impronta della produzione di Toledo, che peraltro nel disco canta e suona alcune parti di chitarra, è molto evidente. Non tanto per la maggior corposità data da questi agli arrangiamenti, quanto per la maniera di far evolvere numerosi brani quasi come fossero operette divise in movimenti mutuata da “Teens Of Denial”.
Succede nella drammatica “Degrees”, che sul finale si rasserena in una marcia per organetto, in “All I Do Is Lie”, praticamente due canzoni perfette in una”, e nel coinvolgente duetto con Toledo, qui novello Beck, “Sweet Sweet Midnight”, la cui tensione viene stemperata da un intermezzo di effettini da videogioco arcade.

Strutturalmente più semplici, ma cariche di emozioni e di schitarrate travolgenti sono il rabbioso singolo morisettiano “They’ll Never”, il power pop affogato nel rumore più abrasivo di “Method Man” e “3D Girl”, resa vagamente psichedelica dallo sfondo di tastiere in costante espansione. Apice emotivo del disco è “Sincerely Yours”, ricolma di confessioni accorate, strillate tra chitarre che si allungano fino a lacerarsi e sanguinare.
Gira un po’ a vuoto il riff alla gommalacca di “Jumpin’ Jack”, così come un po’ sbiadita è anche la cover “Eyes Without A Face”, ballatona languida che conclude con qualche cliché di troppo un percorso di dodici tracce. Tuttavia nulla di imperdonabile o capace di inficiare un disco che conferma le grandi doti della sua autrice e la candida a punto saldo di una scena in estensione e fermento.

25/06/2019

Tracklist

  1. All I Do is Lie
  2. Scream
  3. Degrees
  4. Method Man
  5. Trumbull
  6. Jumpin' Jack
  7. Sincerely Yours
  8. 3D Girl
  9. Sweet Sweet Midnight
  10. Love Song
  11. They'll Never
  12. Eyes Without a Face


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