Swervedriver

Future Ruins

2019 (Rock Action)
shoegaze, alt-rock

Ha sempre parlato di viaggi, la musica dei Swervedriver. Dai loro inizi space travel rock’n’roll (come la band amava definire il proprio shoegaze propulsivo) al gradito ritorno, dopo uno iato lungo 17 anni, con “I Wasn’t Born To Lose You” del 2015, disco racchiuso in una copertina on the road bruciata dal sole. Questa volta, però, niente piedi fuori dal finestrino di un’automobile in corsa su chissà quale route centroamericana, bensì, immersi nel grigio, i giganteschi resti di un parco dei divertimenti. “Future Ruins”, come recita il titolo della traccia numero tre e del disco, ovvero il nostro presente. Quello di una società, o meglio di una umanità, che diventa obsoleta sempre più in fretta, il fantasma di se stessa mentre è ancora in vita. Con premesse del genere, il mood dominante non poteva che essere la melancolia, al solito tradotta dagli oxfordiani in schitarrate ammantate di feedback e melodie lancinanti.

E’ infatti un concept intrigante, quello alla base del disco numero sei degli Swervedriver, o perlomeno di Adam Franklin e Jimmy Hartridge (unici superstiti del nucleo originario della band), che avrebbe meritato qualche lampo di genio e qualche pezzo memorabile in più. Che invece si riducono a tre o quattro, se vogliamo generosamente considerare nel novero la cazzuta “Spiked Flower”.
Simbolo di tutta l’operazione è il singolo “Mary Winter”, cinque deliziosi minuti di melodia e riffing muscoloso che frullano i pensieri di un astronauta perduto nello spazio che si ricorda della real life. Polverosa e desolata, con una melodia dettata da una tastiera giocattolo e interferenze radio qua e là, “Everybody's Going Somewhere & No-One's Going Anywhere” (che ben trasmette l’assenza di direzione, lo spaesamento del suo titolo) dà davvero la sensazione di vagare smarriti tra rovine futuristiche – praticamente la versione shoegaze di “Tomorrow's Harvest” dei Boards Of Canada. Un peccato poi che, tra le stesse rovine, un’eccessivamente lunga “Radio-Silent” all’inquietudine faccia subentrare la noia, chiudendo il disco nell’assenza di ispirazione. Problematica che affligge anche alcuni episodi più movimentati, come “Golden Remedies” e “Theeascending”, che pur piacevoli risultano un po’ di maniera.

Forse ci aspettavamo un po’ troppo da questi bolsi shoegazer, colpa probabilmente del gradito e frizzante ritorno di quattro anni fa, ma “Future Ruins” ha comunque momenti pregevoli. Vi lascio con il consiglio (dovessero passare nei vostri dintorni) di non perdere un loro live per nulla al mondo. Li ho visti lo scorso maggio, quando eseguivano “Raise” e “Mezcal Head” nella loro interezza, e sono ancora spettinato.

02/02/2019

Tracklist

  1. Mary Winter
  2. The Lonely Crowd Fades In The Air
  3. Future Ruins
  4. Theeascending
  5. Drone Lover
  6. Spiked Flower
  7. Everybody's Going Somewhere & No-One's Going Anywhere
  8. Golden Remedy
  9. Good Times Are So Hard To Follow
  10. Radio-Silent


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