A tre anni dall'uscita di "Persona" (To Lose La Track/Fallo Dischi, 2016) torna Urali, progetto solista di Ivan Tonelli. Se il disco precedente era caratterizzato dalla presenza esclusiva di stratificazioni di chitarre e voce, la prima novità di "Ghostology" è l'essere stato concepito e realizzato con un organico allargato ad altri strumenti, come il pianoforte e le percussioni. Insieme all'ensemble, Tonelli alterna l'uso della chitarra elettrica a quello della chitarra classica per costruire articolati arpeggi, drones e distorsioni rarefatte, elementi contraddistintivi del suo modo di suonare, integrati con estrema naturalezza e armonia.
Altra peculiarità dell'album è lo sviluppo del raffinato storytelling del cantautore riminese, che costruisce otto brani-racconti con cui delinea un concept distopico - con atmosfere e personaggi fantascientifici che prendono ispirazione da anime e manga anni 80, dalla scrittura di Alex Garland e dalla narrativa di H.P. Lovecraft - in cui la protagonista è una I.A. che si libera dal suo creatore. È la voce rotonda e leggera del cantautore, in quanto espressione del canto ma anche della narrazione, ad essere l'assoluta protagonista del disco ("And when I dream you keep me from breathing/ Is this a real thing? Did you create me to comprehend you or me?" - "A Ghost Anthology").
Se come songwriting e stile chitarristico inizialmente Tonelli si avvicinava a Mark Kozelek/Sun Kil Moon o Mike Kinsella/Owen - e in questo caso anche a Jeremy Enigk (Sunny Day Real Estate, Fire Theft) - in generale si smarca dai riferimenti ampliando la palette timbrica e forgiando brani con passaggi o arrangiamenti inaspettati che diventano particolarmente preziosi nel caso di "Memorizu" e "Grave To The Stars", quest'ultimo in duetto con Erica Terenzi dei Be Forest. Un brano come "One Day, A Thousand Autumn" è la perfetta sintesi di un percorso di ispirazione non solo indie-rock, folk e black metal, ma anche progressive.
"Ghostology" rappresenta la completa maturazione e sublimazione del progetto Urali nella forma in cui lo abbiamo conosciuto fino ad oggi - con stilemi personali di composizione e produzione - e segna la sua piena espressività come storyteller. I brani sono scritti e arrangiati accuratamente come se fossero delle architetture quanto più possibile prossime alla perfezione, risultando a volte fin troppo controllati nella sfera emozionale. È proprio questa emozionalità che sembra quasi "scalciare" nello splendido "Finale" dell'album.
Arrivati a questo approdo, non ci si può non chiedere: quale strada prenderà Urali dopo "Ghostology"?
25/02/2019