Weatherday

Come In

2019 (Autoprodotto)
lo-fi, indie, emo

Chi se lo ricorda "Låt den rätte komma in"?. Immagino in molti; il successo di questa fiaba svedese, insieme così oscura e dolce, fu tale che molto presto arrivò anche un remake americano, intitolato più sinteticamente "Let Me In". Nel film di Tomas Alfredson, ispirato a sua volta dal romanzo omonimo di John Ajvide Lindqvist, una fredda Stoccolma ospita un coming of age di rara delicatezza, durante il quale un adolescente bullizzato dai compagni di scuola vive un'intensa storia d'amicizia con una vampira. Al film del 2009 "Come In", esordio di "Weatherday" (anch'egli svedese), sembra un'altrettanto tenera risposta. - "Let Me in". - "Come In". Solo che questa volta il creep, l'irresistibile sgorbietto si trova dall'altra parte della porta, simpaticamente schizzato sulla copertina del disco.

Lui, o lei (poco importa, quello che importa qui sono i sentimenti, che sesso non ne hanno), si chiama Sputnik (questa è l'unica informazione che l'artista fa circolare tra social e account bandcamp) e ci invita a entrare in un mondo tenero e strillato, che abbraccia i canoni canori dell'emo e una sgangheratissima estetica lo-fi. A dirla così, in verità, la si fa però più semplice di quanto non sia, perché la narrazione di Sputnik lineare non è, si dirama quindi in lunghe suite che ricordano il modo di sviluppare le canzoni di Will Toledo, così come la sua teatrale enfasi l'hardcore opera dei Fucked Up.
Cuore del lavoro, per posizione e intensità, è "My Sputnik Sweetheart", una cavalcata noise-pop di quasi quattordici minuti, con la sofferenza espressa martoriando la batteria e la chitarra, tanto che le pennate sembrano scagliate sulle corde non con un pletto ma con una scheggia di vetro. Almeno fino al secondo movimento, in cui un arpeggio sinuoso culla coretti fatati rubati a una colonna sonora di Danny Elfman. Poi di nuovo giù di lacrime e di rumore.

Il rumore delle chitarre, mai particolarmente processate attraverso effetti, è l'abitante principale della cameretta di Sputnik, ma la fantasia di quest'ultimo fa sì che lo affianchino le soluzioni più disparate, che vanno da pianofortini picchiettati ossessivamente ("Mio, Min Mio") a trionfali applausi al saggio di fine anno ("Older Than Before (Oswald Made No Way For Himself)"). Ottime idee vengono messe in campo anche quando il volume si fa più basso, come in "Water Dreamer The Same", che crea un'atmosfera sospesa e confortevole, intrecciando diverse linee di chitarra e cori che fluttuano come bolle di sapone.
Superati eventuali problemi con un mix lo-fi talvolta davvero fastidioso e stridente, come in "Embarassing Paintings (Agatha Showed Great Initiative In Art Class This Week)", l'invito di Weatherday è assolutamente da cogliere. E chissà che presto lo svedese non ne riceva a sua volta un altro, da quella Matador che già accasò Car Seat Headrest, ad esempio.

29/08/2019

Tracklist

  1. Come In
  2. Older Than Before (Oswald Made No Way for Himself) 
  3. Mio, min Mio 
  4. Sleep In While You're Doing Your Best 
  5. My Sputnik Sweetheart 
  6. Cut Lips 
  7. Embarrassing Paintings (Agatha Showed Great Initiative in Art Class This Week)
  8. Water Dreamer the Same 
  9. Painted Girl's Theme 
  10. Агaтка (Agatha! You're Being Melodramatic)
  11. Porcelain Hands 

Weatherday sul web