Charly Coombes

All In The End Is Harvest

2020 (Finyl Vinyl)
indie-rock, brit-pop

La famiglia Coombes deve aver considerato la musica alla stregua delle più importanti fonti utili alla crescita dei figli Gaz, Rob, Eddie e Charly, a vari livelli, diventati tutti ottimi professionisti ben inseriti nel panorama musicale odierno.
Il fascio dei riflettori è, questa volta, direzionato verso Charly Coombes, californiano di nascita ma inglese fino al midollo, e il suo quarto lavoro in studio.
“All In The End Is Harvest” segna un ritorno alle origini per Charly (autore integrale di musica e testi), grazie a una proposta più fresca e vivace rispetto agli apprezzabili, ma introversi, lavori precedenti.
Il titolo del disco prende spunto da un libro di Agnes Whitaker, che il padre gli regalò qualche anno dopo la scomparsa della mamma Eileen. I brani rimandano all’indie-rock e al britpop assaporato con 22-20s e New Breed, embrionali progetti musicali di Charly, oltre ai familiari e obbligatori riferimenti Supergrass, accordi che hanno inevitabilmente riecheggiato tra le affollate e recettive mura di casa Coombes.

L'album si lascia gustare dall’inizio alla fine, senza cadute, snodandosi tra fasi più intime e momenti più vivaci e trascinanti.
La ballata mccartneyana per pianoforte “Full Circle”, la romantica miscela chitarra/pianoforte di “Flycatcher”, il saliscendi classico di “The Pendulum”, con coda strumentale di assoluto rilievo, e soprattutto la piccola suite di 7 minuti dell’onirica title track, dove archi, pianoforte e flauto compongono un denso e ispirato capitolo, si evidenziano tra i momenti più importanti.
C'é spazio anche per brani più esuberanti, quali il singolo “Animal Heart”, con ritornello che si stampa in mente al primo ascolto e i riff all’elettrica del fratello Gaz, l’energica e colorata “Dead Helicopter”, con assolo alle tastiere del fratello maggiore Rob, il fluido e orecchiabile britpop di “Bring The Shotgun” e gli indovinati ritmi cangianti della convincente "Clockwork“, cantata per larghi tratti in portoghese (il Brasile è la sua nuova residenza dal 2009) e sonorità molto vicine a ciò che il fratello Gaz sta presentando con i suoi più recenti dischi da solista.

Gli argomenti trattati spaziano dalla riconnessione esistenziale all’affrontare nuove esperienze, dalle difficoltà nel voltare pagina all’istinto che porta all’unione tra gli esseri umani, concetto tracciato non solo nei contenuti ma anche nella produzione, grazie alla coesa opera d’estrazione familiare che Charly ha ideato - partendo da una vicenda legata ai genitori - e progettato insieme ai fratelli maggiori. Da segnalare, inoltre, l’importante contributo alla batteria di Loz Colbert, ex Ride e Jesus And Mary Chain, oltre che al flautista brasiliano Tato Cunha.

“All In The End Is Harvest” richiama il background del Coombes pianista e porta un approccio organico, caldo e complesso a un album di moderno indie-rock.
Parafrasando il titolo del disco, tutti gli sforzi, alla fine, portano a ottenere gli agognati frutti e questo progetto di Charly segna un vistoso balzo in avanti di un artista ancora troppo di nicchia, ma meritevole di maggiori consensi.
L’ennesimo bersaglio centrato, da aggiungere alla titolata bacheca di famiglia.

21/11/2020

Tracklist

  1. Clockwork
  2. Animal Heart
  3. Flycatcher
  4. Dead Helicopter
  5. Full Circle
  6. Bring The Shotgun
  7. Mirrors
  8. The Pendulum
  9. All In The End
  10. Far From The Sea
  11. Dead Helicopter (Raw Version)


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