Cynefin

Dilyn Afon

2020 (Astar Artes)
folk, songwriter

Non tentate di trovare nel vocabolario inglese/italiano la parola Cynefin, termine antico di origine gallese che i contadini utilizzavano per indicare le tracce dei pascoli sui pendii, nello stesso tempo indice di un luogo che identifica un’appartenenza, un legame alla terra natia. Sono le tracce virtuali e reali che Owen Shriers ha seguito per raccogliere poesie e ballate da rielaborare in chiave moderna, raccolte in un cd accompagnato da un elegante libretto di quasi trenta pagine, che oltre ai testi offre anche brevi note sulle origini delle canzoni.

Il fascino di “Dilyn Afon” è privo di sovrastrutture, affidato al tono avvolgente della voce e alla soavità delle sonorità acustiche. La sequenza dei brani è simile allo scorrere di un fiume ("dilyn afon", appunto). E' come un percorso tra i boschi, cadenzato da un lento incedere, vissuto tra uno sguardo al paesaggio e l’orecchio devoto al canto degli uccelli e ai versi delle creature autoctone.
Ben tre anni di lavoro e una cura artigianale degli arrangiamenti cesellano un album che riconcilia con il naturale fluire del tempo, emotivamente profondo e accorato. L’album di Owen Shriers (alias Cynefin) ripristina un mondo antico, rimanda a luoghi lontani, appena corrosi dalla curiosità dell’uomo contemporaneo.

Alla maniera di Sam Lee, il musicista gallese ha messo insieme vecchie canzoni folk meno note, comunque legate da un filo comune, ispirandosi al documentario del poeta T Llew Jones che negli anni 70, seguendo il letto di un fiume, mise insieme un vibrante racconto della tradizione popolare.
Musicalmente meno aspro delle ardimentose trame alt-folk del già citato Sam Lee, “Dilyn Afon” si dispiega su atmosfere più simili al John Martyn degli esordi o a Christy Moore. L’uso della lingua madre, a sua volta, dona un ulteriore fascino alle undici tracce, che non mostrano mai segni di cedimento sul versante della composizione e degli arrangiamenti.

La voce di Owen e il canto di un uccellino introducono l’album con “Cân o Glod i'r Clettwr”: una canzone popolare scritta da un fabbro che apre così le danze, mentre un’arpa, un graffio di violino e qualche disturbo elettronico danno il via a “Dole Teifi/Lliw'r Heulwen”, tra tromboni e contrabbasso che offrono corpo al flusso melodico e ritmico di un disco stilisticamente esemplare. Spetta poi alla dondolante e carezzevole “Y Fwyalchen Ddu Bigfelen” promuovere presso il pubblico le grazie dell’album. Il delizioso video caratterizzato da un ingenuo e simbolico antropomorfismo cattura lo spirito dell’opera di Shriers, ma nello stesso tempo è solo un assaggio di quello che c’è da scoprire in “Dilyn Afon”.

Non c’è un attimo di tregua, tra scioglilingua popolari adagiati su preziosi accordi di fingerpicking (“Y Deryn Du”), suoni cristallini e malinconicamente sospesi alla Robbie Basho (“Lliw'r Ceiroes”), e delicati chamber-folk affidati a un violino e a un contrabbasso, con tanto di estasi melodica che raggiunge vertici di romanticismo inimmaginabili (“Y Ddau Farch/Y Bardd a'r Gwcw”). In seguito, il ritmo diventa leggermente più frenetico in “Taith y Cardi“ e maestoso nella solenne “Broga Bach”, dove la voce di Bethan Lloyd dialoga con l’impetuoso suono del pianoforte, anticipando il tono plumbeo e al limite del drammatico di “Myn Mair”.

La fine del viaggio è in conclusione affidata a una ballata per voce e chitarra (“Ffarwel I Aberystwyth”). Una storia di marinai pronti a lasciare la propria casa per un altro viaggio, per un altro incontro con l’ignoto. E' una sfida che il violino di Flora Curzon trasforma in lirismo puro, sigillando con candore e purezza un disco che esplora non solo un luogo fisico ma anche un luogo immaginario, dove infine poter ritrovare quel senso di appartenenza che lega ognuno di noi alla madre Terra.

11/06/2020

Tracklist

  1. Cân o Glod i'r Clettwr
  2. Dole Teifi/Lliw'r Heulwen, 
  3. Y Ddau Farch/Y Bardd a'r Gwcw
  4. Y Deryn Du
  5. Taith y Cardi
  6. Y Fwyalchen Ddu Bigfelen
  7. Lliw'r Ceiroes
  8. Broga Bach
  9. Cân Dyffryn Clettwr
  10. Myn Mair
  11. Ffarwel I Aberystwyth


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