Hey Colossus

Dances/Curses

2020 (Wrong Speed)
psych-rock, noise

Granitico, melmoso, malsano, il rock psichedelico e noise degli Hey Colossus è uno degli enigmi irrisolti della recente iconografia della musica rock. La band londinese è senza dubbio una formazione dall’elevato tasso di testosterone, potenzialmente più graffiante degli Smashing Pumpkins, nonché erede dell’integrità artistica dei Black Flag. Ciò nonostante, la formazione di Joe Thompson ha finora mancato il botto, pur accennando con l’ottimo “The Guillotine” una consapevolezza e uno slancio che l'ha portata ai confini della definitiva consacrazione.

Basta un breve elenco dei generi evocati dalla critica - sludge metal, rock alternativo, noise-rock, kraut-rock, post-punk, drone, sludge-doom, heavy-psichedelia, avant-rockpsych, sludge-noise, math-rock - per comprendere che si è comunque al cospetto di una band corrosiva e vitale come poche altre.
Inutile divagare sulla reale cifra stilistica dei londinesi, anche perché “Dances/Curses” sembra porre finalmente una parola definitiva sullo stato creativo della band, e non tanto per la mole delle quattordici tracce del doppio album, quanto per la presenza di alcune delle migliori performance/composizioni.
Joe Thompson, Bob Davies, Chris Summerlin, Paul Skyes, Rhys Llewellyn e Will Pearce non sono dei musicisti a tempo pieno, avendo impegni lavorativi stabili, questa è forse una delle ragioni della continua evoluzione e volubilità del suono della band, avulsa da logiche di mercato che impongono uno status stilistico costante, al fine di consolidare la fanbase.
Non solo mutazioni di genere, ma anche cambi di scuderia nella quasi ventennale carriera dei Hey Colossus, l’ultima è quella che li vede accasati alla Wrong Speed Records per una delle opere più ambiziose e solide. La versatilità si è tramutata in una maggiore accessibilità, “Dances/Curses” è in questo senso un disco che appassiona sia i fan del math-rock e del doom che i seguaci della psichedelia e dei postumi del kraut-rock.

L’epica hard-psichedelia di “The Eyeball Dance” è la miglior open track eretta dalla band, una sequenza di riff e chorus che è difficile ascoltare restando fermi o senza accennare un grezzo vocalizzo. Di egual fatta la possente “A Trembling Rose”, sedici minuti di catarsi kraut-noise, che inghiottono al loro interno anni e anni di germi sonori solidi e taglienti, un vortice che non solo cattura la psiche ma che si diletta anche dei tre minuti e trentasette secondi della coda “A Trembling Rose (Reprise)”.
Avere a disposizione un doppio album e quattordici tracce ha permesso agli Hey Colossus di mostrare anche il lato giocosamente più psichedelico, in tracce come “Stylites In Reverse”, “Dreamer Is Lying In State“ e “U Cowboy”, autentiche perle di alternative pop-rock che contribuiscono non poco alla duttilità di un’opera oltremodo temeraria.
Altera e intensa, la performance vocale di Mark Lanegan, vecchio fan della band, nella plumbea e minacciosa “The Mirror”, è un’altra gemma inattesa, un magmatico post-rock ai confini del doom-metal che ribadisce uno dei punti di forza di “Dances/Curses”, ovvero la forte coesione musicale dei tre chitarristi .

Alla versatilità più manifesta del tredicesimo album della band londinese non corrisponde per fortuna un’attenuazione della carica adrenalinica, la spigolosità funk-rock di “Donkey Jaw”, lo stoner-rock di “Medal” e la meno affilata “Nine Is Nine” riprendono in mano le pulsioni degli esordi, e in “Revelation Day” gli Hey Colossus accennano perfino un passo punk-rock.
La mole cospicua di brani è alla fine l’unica barriera che ancora separa la band dal capolavoro, il punk-funk-rock di “Dead Songs For Dead Sires” resta in bilico tra prevedibilità e noia, una sensazione che nemmeno le languide note di “Blood Red Madrigal” riescono a stemperare, e che per molti versi sono fonte di gioie e dolori dei quasi nove minuti della conclusiva “Tied In A Firing Line”, che sintetizza con classe l’excursus creativo di “Dance/Curses”.

Pur non privo di lievi nei, l’ultimo album degli Hey Colossus libera tutte le potenzialità espressive della formazione inglese. Alla ferocia degli esordi la band ha associato un suono più agile che a volte ricorda i Queens Of The Stone Age, ferma restando un’unicità espressiva che non è mai stata così coinvolgente e vivida.

30/01/2021

Tracklist

  1. The Eyeball Dance
  2. Donkey Jaw
  3. Medal
  4. Dreamer Is Lying In State
  5. Nine Is Nine
  6. A Trembling Rose
  7. A Trembling Rose (Reprise)
  8. The Mirror 
  9. Revelation Day
  10. Stylites In Reverse
  11. U Cowboy
  12. Dead Songs For Dead Sires
  13. Blood Red Madrigal
  14. Tied In A Firing Line






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