Imperial Triumphant

Alphaville

2020 (Century Media)
avant-metal, jazz-metal, technical-death-metal

Difficile per gli Imperial Triumphant fare seguito a "Vile Luxury" (2018), album che infondeva il jazz in un creativo amalgama black-death con influenze classiche legate alla storia e ai suoni di New York. Questo "Alphaville" avrebbe potuto arretrare verso soluzioni più accomodanti, con la dinamica di riallineamento che spesso segue i lavori più sperimentali e innovativi. Invece, ci troviamo al cospetto di un quarto album che prosegue in direzione sperimentale, portando a compimento la compenetrazione di jazz, sempre più free, e un nuovo, forbito black e death-metal evoluto di matrice Portal, Deathspell Omega, Gorguts e Ulcerate.

"Rotted Futures" lascia fluttuare gli ottoni in bave elettriche, sospingendo un crescendo free-jazz: è il biglietto da visita, il prodromo di un muscolare scontro fra le varie anime sonore della band, qui in miscela instabile. Chiuso con un drone di organo, si può procedere con "Excelsior", la versione melmosa dei più frenetici Dillinger Escape Plan, qui risucchiati dai vortici strumentali e avvelenati dai rantoli bestiali della voce. Lungo interludio industriale, con qualcosa del distopico Meshuggah-iano, poi la più pensosa "City Swine" rilegge la grandeur jazz-rock dei King Crimson alla luce di quarant'anni di estremismo metallico, infilando un frangente tribale, virtuosismi di pianoforte e collegandosi, l'imprevedibile con l'imprevedibile, al corretto vocale che apre la torturata "Atomic Age", gioiello di asimmetrie laceranti e riverberi desolanti, decorato da coro da muezzin, collage epilettici e una terremotante esplosione a due voci d'intensità grindcore. Chiude il brano una marcetta militare.

Arriva forse con intenti lenitivi la malinconia di "Trasmission To Mercury", poi esplosa nel più azzardato tentativo di crescendo dell'album: uno stratificarsi delirante che ha la bellezza di una ripresa panoramica al centro di un'esplosione. Meno emotiva, ma ancora più acrobatica, "Alphaville" sembra voler spremere fuori l'anima dagli strumenti, prima di intonare una liturgia demoniaca, con tanto di cori e voci deformate. Siamo presi nel turbine di composizioni tanto assortite ed erratiche che la conclusiva “The Greater Good”, con qualcosa dell’intensità pazzoide dei Cattle Decapitation ma anche una tendenza sinfonica malcelata, arriva tutto sommato come il più coerente dei finali.

Indicato da numerose pubblicazioni di settore come l’album metal dell’anno, risultato ottenuto senza concedere nulla all’immediatezza, “Alphaville” è un ambizioso, labirintico, fondamentalmente indescrivibile e decisamente azzardato esperimento. Nel rappresentare la metropoli americana gli Imperial Triumphant ci parlano del marcio sotto lo sfarzo, del percolato che cola via dai grattacieli dorati, scagliando la loro critica sociale a suon di accordi diminuiti, dissonanze, tempi dispari, deragliamenti stilistici e virtuosismi strumentali.
Due cover, assolutamente non casuali e utili per leggere meglio l'estetica della formazione, nella versione deluxe: "Experiment" dei Voivod e "Happy Home" dei Residents.

22/12/2020

Tracklist

1. Rotted Futures
2. Excelsior
3. City Swine
4. Atomic Age
5. Transmission to Mercury
6. Alphaville
7. The Greater Good
8. Experiment (Voivod cover)
9. Happy Home (Residents cover)


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