Jónsi

Shiver

2020 (Krúnk)
art-pop, glitch-pop

Sono trascorsi dieci anni dalla prima effettiva prova solista, quel "Go" che vedeva Jónsi proporsi in un abito più succinto e pop, quale raramente era stato osservato nelle prove della band madre. Dieci anni, che non solo hanno avuto un impatto severo sull'organico dei Sigur Rós, ridotti adesso al solo binomio Jónsi-Georg Hólm (dopo l'abbandono del batterista Orri Páll Dýrason a causa di accuse per molestie sessuali), ma che hanno totalmente rimodellato la vita del musicista islandese, trasferitosi sulle più assolute latitudini di Los Angeles e separatosi dal compagno di lunghissima data Alex Somers.

Un brivido è forse la figura migliore per riassumere quella che è stata una decade piena di contraccolpi e trasformazioni, ma che ha anche dato adito a importanti evoluzioni nel linguaggio di una delle voci più riconoscibili del rock mondiale. Con i suoi taglienti paesaggi elettronici, "Shiver" è la più efficace attestazione dell'uomo e del compositore che è Jón Þór Birgisson nel 2020, un album che approfondisce le sponde industriali offerte dall'ottimo "Kveikur" e le dirama in un affresco pop spigoloso, diffratto, perfettamente calato nell'attualità: dieci anni che sembrano quasi volati, a giudicare da come il sound di Jónsi ha saputo maturare senza battere ciglio.

Già al lavoro sui brani da parecchio tempo (con la conclusiva "Beautiful Boy" che è un rimaneggiamento di un pezzo risale addirittura agli inizi del nuovo millennio, ai tempi delle sperimentazioni ambient a nome Frakkur), è nell'incontro e collaborazione con A.G. Cook che la visione di "Shiver" prende piena forma, favorendo un'unione di intenti che sintetizza e supera le rispettive istanze, giocando con un parco espressivo notevolmente più espanso e sfaccettato.
Se viene mantenuta una certa grandeur emozionale che ha percorso tutta quanta l'epopea dei Sigur Rós, nondimeno il nuovo album la piega a un ventaglio produttivo cangiante, frammentato, che manifesta la fluida curiosità del patron di casa Pc Music ma ne rivela un'emotività diversa, una sottigliezza quasi inedita, che le interpretazioni di Jónsi sanno sfruttare e coltivare con l'opportuna precisione.

Il processo di costruzione e assemblaggio delle tessiture sonore diventa il punto cardine dell'esplorazione dell'album, un linguaggio che assume una potenza e un'audacia proprie, riscoprendo la natura più selvaggia e curiosa del musicista islandese.
Impreziosito da due featuring di assoluto peso (la voce eterna di Elizabeth Fraser in "Cannibal", a rendere palesi i contatti di Jónsi con la più grande icona del dream-pop; Robyn nell'europop iperstratificato di "Salt Licorice", inno al "dolore scandinavo"), il progetto si esalta nelle sue imprendibili articolazioni sonore, nei suoi bruschi passaggi di tono, che accentuano la natura aliena, destabilizzante, delle scelte produttive.
Dalle staffilate post-industriali che fendono i contorni ben più concilianti della title track (che affronta il tema della separazione senza troppi fronzoli lirici), all'apertura claudicante che apre la più ipnotica "Kórall" (la quale risolve il suo deliquio turbolento assumendo un più deciso pattern glitch), l'album devia da ogni tracciato risaputo, anche a costo di sacrificare la facilità e il garbo della scrittura. Giusto "Hold", con una morbidezza che lascia planare la canzone verso sofisticate commistioni r&b, rinuncia a brandire l'ascia di guerra; una parentesi, prima che "Swill" trasfiguri la memoria e la vergogna in una cascata di esplosive martellate industrial-noise (se vi viene in mente la più recente Charli XCX, avete perfettamente ragione).

In mezzo a questa terra in fiamme, Jónsi si agita, si dimena, conteso tra dolore e speranza, tra isolamento e rabbia, archiviando e processando i tanti (troppi) cambiamenti dell'ultimo decennio con tutta l'energia che ha in petto. Non è il disco pop che piacerà ai fan e agli estimatori di "Go", e la confusione è anche parte integrante di tali sbilanciamenti, ma c'è da sperare che da momenti così ingarbugliati possano spuntare fuori nuovi equilibri.

22/10/2020

Tracklist

  1. Exhale
  2. Shiver
  3. Cannibal (ft. Elizabeth Fraser)
  4. Wildeye
  5. Sumarið sem aldrei kom
  6. Kórall
  7. Salt Licorice (ft. Robyn)
  8. Hold
  9. Swill
  10. Grenade
  11. Beautiful Boy




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