Malena Zavala

La Yarará

2020 (Yucatan)
latin-pop, electro-latin-folk

A volte la traccia d'apertura di un disco sembra messa lì apposta per dare un tono al resto del lavoro, e "What If I" si schiude davanti ai nostri occhi come un fiore in primavera: un'introduzione lenta e d'atmosfera che mette in risalto il bel timbro vocale dell'autrice, poi un beat balearico lievemente increspato da un mantello di tastiere, e infine percussioni e chitarre in un delicato intarsio quasi afrobeat, tutti assieme in una mini-sinfonia a dare man forte alla linea melodica che si snoda come una corda di velluto.
Malena Zavala è una songwriter raffinata e curiosa, che gioca con i ritmi e con i suoni come fossero i colori a tempera di una tavolozza, e il resto del disco prende la forma di un dipinto di vegetazione tropicale su tela - indizio peraltro già esplicitato dall'elaborata foto di copertina, che ritrare l'autrice in posa plastica come un vecchio ritratto da mercato dell'antiquariato.
 
Nata in Argentina e oggi residente a Londra, Malena fa tesoro del proprio bagaglio culturale, andando a pescare tanto dal folk della madrepatria quanto dalla cumbia colombiana, il bolero-son cubano e l'afrobeat, risultando in una moderna mescola multiculturale ricca di spunti ma sempre accessibile.
"En la noche" ce la mostra in un'ideale serata danzante assieme ai colleghi Buscabulla, mentre "La Yarará" accenna un passo di moderno reggaeton digitale ma si colora di ottoni e percussioni che paiono sollevate da una strada dell'Havana, quasi fosse una fusione a caldo tra Kali Uchis, Roberto Fonseca e Daymé Arocena. Semplicemente delizioso il malinconico passo di "Compay", canzone di semplice ma rara bellezza emotiva.
Non mancano momenti vintage-pop più di stampo occidentale, ma Malena arrangia e cesella con cura certosina; "I'm Leaving Home" è una ballata lenta come un fado in dissolvenza, con quella chitarra elettrica a disegnare minuscoli rivoli d'argento, "Memories Gone" si muove con la grazia del cantautorato anni 70 a cavallo tra Lana Del Rey e Weyes Blood, su "Identity" sono i semplici giochi di chitarra a riportare tutto dolcemente in Sudamerica.
 
Non c'è davvero nulla da rimproverare a un disco come "La Yarará", oltre forse a un vago senso di uniforme espressività emotiva; un songwriting lineare e melodico, che usa con sapienza la stratificazione degli arrangiamenti per colorare ogni spazio senza mai risultare troppo saturo. Forbita multi-strumentista con le mani in pasta anche in fase di registrazione e produzione, Malena impiega - tra gli altri - guitalele e ronroco (vedasi per esempio l'attacco di "Ritmo de vida"), che donano al disco quegli accenni latini che poi fanno la differenza. 
Rispetto al forse un po' acerbo debutto "Aliso" (2018) da lei concepito, arrangiato e registrato totalmente in solitaria, Malena Zavala dimostra oggi di aver fatto un notevole salto in avanti, l'aiuto in studio di qualche musicista fidato (e con Dani Bennett-Spragg in veste di co-produttrice) contribuisce a fare di "La Yarará" un sophomore ampiamente riuscito. Ma non tragga in inganno il giocoso e solare spirito corale di certi passaggi, la mano dell'autrice è sempre salda sul timone.

22/04/2020

Tracklist

  1. What If I
  2. En la noche
  3. I'm Leaving Home
  4. La Yarará
  5. Identity
  6. Memories Gone
  7. Company
  8. Paraná
  9. Ritmo de vida
  10. Naturaleza




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