No Joy

Motherhood

2020 (Joyful Noise)
shoegaze, dream-pop, rock, trip-hop

Cambio di scuderia - dalla Mexican Summer alla Joyful Noise - e di formazione per il gruppo canadese: un ritorno in scena dopo cinque anni di silenzio che prova a scompigliare le prevedibili sonorità shoegaze dei primi album. Unica depositaria del marchio No Joy (da duo il progetto si è ridotto a pura esternazione solista), l’intraprendente Jasamine White-Gluz prende in eredità tutta l’irrequietezza stilistica passata. Questa volta però non sono le suggestioni pop e le atmosfere psichedeliche le contaminazioni in prima linea: la musicista canadese graffia il manto sonoro shoegaze con trip-hop, industrial, nu-metal, dream-pop, dance-rock e altre facezie. Il risultato è oltremodo stimolante, fresco e a tratti perfino originale.

“Motherhood” è un disco non privo di esitazioni creative. La rinuncia a una scrittura lirica e armonica più definita, in favore di una progressione di suoni e distrazioni stilistiche, nuoce all’organicità dell’insieme senza però privarlo d'interesse.
E’ infatti intelligentemente disturbante il groviglio dream-pop/shoegaze/metal di “Dream Rats” ed è altresì caustico il mix di aspre cadenze ritmiche, sonorità angeliche (piano, carillon e banjo) e riff di chitarra che sorregge la vibrante “Fish”, ma è in “Four” che tale sintesi raggiunge la forma più matura e corrosiva: un’esplosione di shoegaze, handclap e trip-hop, violentata da un assolo nu-metal dai toni epici.

Coraggioso e intraprendente, il nuovo album dei No Joy (Jasamine ha assoldato alcuni musicisti che potrebbero anche diventare membri fissi del progetto, tra i quali anche la sorella Alissa) tiene salda l’attenzione nonostante il repentino cambio di atmosfere e stili. L’imperativo trip-hop/shoegaze di “Birthmark”, l’elegante elettronica di “Happy Bleeding”, gli spumeggianti spunti dance di “Nothing Will Hurt” e “Ageless”, l’art-pop alla Gabriel/Bush di “Why Mothers Dies” e l’elaborato dream-pop di “Primal Curse” sono elementi di un incastro stilistico forse non del tutto a fuoco, ma che resta oltremodo interessante per le ardite ibridazioni sonore.

“Motherhood” è il resoconto di un’artista che sta trovando finalmente una chiave di volta per rinnovare uno stile ancora in voga tra le moderne band indie-rock (shoegaze), purtroppo non ancora del tutto svincolato dalla retorica retrò.
Jasamine White-Gluz ha trovato il coraggio di mettersi in discussione e i No Joy sono di nuovo in pista.

03/11/2020

Tracklist

  1. Birthmark 
  2. Dream Rats 
  3. Nothing Will Hurt 
  4. Four  
  5. Ageless
  6. Why Mothers Dies 
  7. Happy Bleeding
  8. Signal Lights
  9. Fish      
  10. Primal Curse  
  11. Kidder




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