Cambio di scuderia - dalla Mexican Summer alla Joyful Noise - e di formazione per il gruppo canadese: un ritorno in scena dopo cinque anni di silenzio che prova a scompigliare le prevedibili sonorità shoegaze dei primi album. Unica depositaria del marchio No Joy (da duo il progetto si è ridotto a pura esternazione solista), l’intraprendente Jasamine White-Gluz prende in eredità tutta l’irrequietezza stilistica passata. Questa volta però non sono le suggestioni pop e le atmosfere psichedeliche le contaminazioni in prima linea: la musicista canadese graffia il manto sonoro shoegaze con trip-hop, industrial, nu-metal, dream-pop, dance-rock e altre facezie. Il risultato è oltremodo stimolante, fresco e a tratti perfino originale.
“Motherhood” è un disco non privo di esitazioni creative. La rinuncia a una scrittura lirica e armonica più definita, in favore di una progressione di suoni e distrazioni stilistiche, nuoce all’organicità dell’insieme senza però privarlo d'interesse.
E’ infatti intelligentemente disturbante il groviglio dream-pop/shoegaze/metal di “Dream Rats” ed è altresì caustico il mix di aspre cadenze ritmiche, sonorità angeliche (piano, carillon e banjo) e riff di chitarra che sorregge la vibrante “Fish”, ma è in “Four” che tale sintesi raggiunge la forma più matura e corrosiva: un’esplosione di shoegaze, handclap e trip-hop, violentata da un assolo nu-metal dai toni epici.
Coraggioso e intraprendente, il nuovo album dei No Joy (Jasamine ha assoldato alcuni musicisti che potrebbero anche diventare membri fissi del progetto, tra i quali anche la sorella Alissa) tiene salda l’attenzione nonostante il repentino cambio di atmosfere e stili. L’imperativo trip-hop/shoegaze di “Birthmark”, l’elegante elettronica di “Happy Bleeding”, gli spumeggianti spunti dance di “Nothing Will Hurt” e “Ageless”, l’art-pop alla Gabriel/Bush di “Why Mothers Dies” e l’elaborato dream-pop di “Primal Curse” sono elementi di un incastro stilistico forse non del tutto a fuoco, ma che resta oltremodo interessante per le ardite ibridazioni sonore.
“Motherhood” è il resoconto di un’artista che sta trovando finalmente una chiave di volta per rinnovare uno stile ancora in voga tra le moderne band indie-rock (shoegaze), purtroppo non ancora del tutto svincolato dalla retorica retrò.
Jasamine White-Gluz ha trovato il coraggio di mettersi in discussione e i No Joy sono di nuovo in pista.
03/11/2020