Widowspeak

Plum

2020 (Captured Tracks)
dream-folk-pop

Dopo il non molto felice progetto solista, il chitarrista Robert Earl Thomas riesuma il marchio Widowspeak condiviso con la cantautrice e cantante Molly Hamilton, chiamando in soccorso anche un produttore esterno, ovvero il bassista dei Celestial Shore, Sam Griffin Owens.

Il quinto album della band ,“Plum”, segna il passo verso un suono più pulito e diretto, confermando quell’evoluzione stilistica accennata dall’album di Earl Thomas, decisamente meno incline alle oscurità dream-folk dei Mazzy Star e nello stesso tempo più affine alle grazie dei War On Drugs. I contributi del synth e del basso del nuovo arrivato Sam Griffin Owens iniettano una dose di calore e di tonalità avvolgenti che mettono in moto un suono più agile e personale.
L’assetto strumentale è non solo più solare e meno malinconico, ma quasi privo di quelle tenui influenze shoegaze degli esordi, scivolate via già da tempo insieme a uno dei membri fondatori: Michael Stasiak.

Non è un caso che i Widowspeak abbiano scelto per la copertina di “Plum” un'opera di Nick Dahlen, artista che si è contraddistinto per una moderna e originale prospettiva creativa con la quale ha reinventato alcune forme classiche della pittura (da Picasso a Kandinsky). Le nove canzoni di questo nuovo progetto sono altrettanti tentativi di ridipingere vecchie sonorità, ridonando vigore al concetto di dream-pop.
La voce di Molly Hamilton è sempre pericolosamente vicina al più nobile e incisivo canto di Hope Sandoval, ma si avverte una maggiore consapevolezza e personalità, messa a frutto sveltendo e rinfrancando il timbro vocale, con una flessibilità percepibile nei vari singoli che hanno anticipato l’uscita dell’album.
La brezza che dona leggerezza a “The Good Ones” è il primo tassello di questa silente rivoluzione in casa Widowspeak, foraggiata dal tocco jangle-pop abilmente disteso su un felpato groove a base di batteria e synth, che marchia a fuoco una delle migliori intuizioni liriche del lotto (“Money”). Il fascino folk-pop della pur fragile e solare “Even True Love” si nutre invece delle stesse arie nostalgiche e speranzose dei Rem e dei Real Estate, rilanciando il tono più spensierato di “Plum”.

Non disperi chi teme che siano sparite quelle atmosfere desolate e sognanti dei primi album: la natura contemplativa di “Breadwinner” offre un tappeto di synth vellutato e onirico quanto basta per sentirsi nuovamente catturati dall’antica magia ipnotica. Modalità espressive pronte a rinnovarsi nell’ancora più sofisticata “Amy”, che sembra uscire dai Roxy Music dell'era “Avalon”.
Questa volta Robert Earl Thomas ce l’ha messa tutta per estrarre dal cappello magico del proprio songwriting riff e melodie memorabili: le idee infatti non mancano, anche se si ha la sensazione che un po’ di coraggio in più non avrebbe nuociuto a brani come “Sure Thing” e la title track. Sono senz’altro più audaci le citazioni di Terry Riley, nelle morbide lande minimali della ballata psych-folk “Jeanie”, mentre il perfetto equilibrio agrodolce di “Y2K”, reso ancor più pregnante dal suono dell’organo, chiude con eleganza un disco ispirato e gradevole.

Con “Plum” i Widowspeak ritrovano l’ispirazione e mostrano anche un po’ di carattere, quest'ultimo necessario senz’altro per poter affrontare un panorama musicale sempre più affollato, che non perdonerebbe eventuali nuovi passi falsi a una band che non ha mai brillato particolarmente per originalità, ma che ha avuto dalla sua una giusta dose di buon gusto e talento.

14/10/2020

Tracklist

  1. Plum
  2. The Good Ones
  3. Money
  4. Breadwinner
  5. Even True Love
  6. Amy
  7. Sure Thing
  8. Jeanie
  9. Y2K






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