Wilma Archer

A Western Circular

2020 (Domino)
jazz, trip-hop, elettronica

Slime, Wilma Vritra (in duo con Pyramid Vritra), Will Archer, Wilma Archer: quante mutazioni di una sola anima e di un sol corpo, per il polistrumentista e produttore di Newcastle (Nilüfer Yanya, Sudan Archives, Celeste, Jessie Ware, Odd Future), novello Mozart del trip-hop, autore di un’opera dal forte impatto emotivo e incantevolmente distopico. Sì, distopico, perché il dualismo appartiene alla mediocrità, alla mancanza di ambizione e di energia concettuale, “A Western Circular” non è un disco per chi ancora non ha deciso tra luce e oscurità, nella sua più recente incarnazione terrena Wilma Archer sembra già essere oltre i confini della realtà percepibile.

Nel voler raccontare della bellezza e delle gioie del piacere (l’album è ispirato dagli scritti di John Fante), l’artista si inebria di tristezza, dolore, squallore, disarmonia, svelando la natura della diversità, traducendola in una sequenza musicale tragicamente in bilico tra accordi e contrappunti. Anni e anni di ricerche sonore in campo jazz, trip-hop, elettronica, world music, rap, soul, pop e musica sperimentale non hanno soddisfatto del tutto la sete di conoscenza del musicista, pronto a mettere in discussione quanto finora sviluppato per entrare a corpo morto nell’avventura più profonda del pur giovane tragitto artistico.

Più che dall’abilità della sintesi, “A Western Circular” è caratterizzato da un inarrestabile flusso di coscienza, non solo dei contenuti ma anche delle suggestioni musicali, pronte più ad assecondare la flessibilità dell’arte sonora.
Come Frank Zappa in pieno trip orchestrale post-“Studio Tan”, il musicista mette in scena il suo Jazz From The Missing Hell, un corpo sonoro fluido e melmoso, frutto di oltre cinque anni di lavoro. Temerarie partiture orchestrali in odor di dramma/horror (la title track), spy-story dai contorni esotici in stile Arthur Russell/Michael Nyman (“Killing Crab”) e ibridazioni tra neoclassicismi, jazz ed elettronica (“Cures & Wounds ”) fanno da cornice ad atipiche ballate dai tratti romanticamente noir (“The Boon”) e struggenti crescendo soul egregiamente interpretati da Samuel T Herring dei Future Islands (“Decades” in duetto con Laura Groves), nonché incursioni rap dal tono colto e ricco di contrappunti orchestrali e altre distrazioni strumentali ( “Last Sniff” alla voce MF DOOM).

“A Western Circular” è come un mosaico, affascinante al primo impatto per la prosperità di colori e sfumature (il fluente jazz rock di “Scarecrow”), avvincente quando l’interazione visiva/auditiva diventa ancor più viscerale, come nell’estasi world-chamber-jazz,rock di “Cheater” resa superlativa dall’apporto di Sudan Archives, che tiene salda una tensione sonora che è in intrigante equilibrio tra il minimalismo di Nyman e il pregevole kitsch orchestrale di Mike Batt.

Per la prima volta il musicista inglese rinuncia a quell’effetto sorpresa che ha contraddistinto le sue precedenti prove artistiche: l’album è un outing creativo che svela il lato più oscuro e forse meno accattivante dello stile di Archer. Quando le note del sax di “Ugly Feelings (Again)” e l’avvincente suono del violoncello di "Worse Off West" (strumento al quale l’autore dona lo stesso fulcro creativo che solitamente viene attribuito alla chitarra) annunciano la fine di questo viaggio musicale, si ha la sensazione di essere stati testimoni di una storia solo in apparenza ordinaria, invece destinata nel tempo a tenerci costantemente compagnia con il suo intelligente intreccio di gioie e dolori, coraggio e paura, vita o morte.

28/05/2020

Tracklist

  1. Western Circular
  2. Scarecrow
  3. Last Sniff
  4. Killing Crab
  5. The Boon
  6. Cheater
  7. Cures And Wounds
  8. Decades 
  9. Ugly Feelings (Again)
  10. Worse Off West




Wilma Archer sul web