Anthony Naples

Chameleon

2021 (ANS)
downtempo, ambient-dub

Camaleonte, Anthony Naples lo è sempre stato: in una carriera decennale che lo ha visto pubblicare quattro album tutti diversi tra loro, fondare due etichette e co-fondarne una terza, la curiosità di muoversi oltre i contenuti house delle prime prove e abbracciare nel complesso lo spettro dell'elettronica da dancefloor l'ha fatta letteralmente da padrone, arrivando, con l'eccellente “Fog FM”, a un'ottimale sintesi della sua ricerca estetica/compositiva. Alla volta di “Chameleon”, il colore cambia ancora una volta, e si adatta come un guanto al contesto prescelto. Via le pulsazioni, via il dinamismo e la tensione, via pure il sudore: a dominare è un'atmosfera rilassata, un battito che quasi scompare, si cela dietro a un tocco dalle fattezze quasi bucoliche, ben riverberate dalla distorta copertina floreale.
Interamente composto in analogico, con l'impiego diffuso di chitarre e bassi a costruire tappeti melodici e richiamare una pletora di immagini difformi, il progetto si infiltra sottile nelle pieghe della suggestione, rilassa e sorprende col suo cangiante andamento in minore. Di certo, però, definirlo un album puramente ambient sarebbe un assoluto errore.

Non ricercate troppo l'elettronica progressiva dei maestri tedeschi (come in tanti hanno provato a rilevare): le esplorazioni di Naples lo portano più dalle parti della raffinata indagine d'atmosfera dei KLF che agli intergalattici anni Settanta, i sentori psichedelici emanati dalle linee di chitarra viaggiano di pari passo coi tessuti dance che ne hanno finora ispirato gli esiti. Anche qui è la sintesi tra i due mondi che porta allo sviluppo di un linguaggio totalmente diverso, ben delineato nelle proprie forme. È anche per questo che nel complesso di una discografia comunque molto articolata il disco si rivela coerente, addirittura necessario: introdotto da una “Primo” che pare quasi fare il filo alle distensioni chill di Memory Tapes, il disco si dipana pensoso, capace però di luminosi ritagli d'ambiente, che premiano un melodismo rilassato, linee cariche, fraseggi semplici ma altamente evocativi.
Rock, per quanto dilatato e liquido possa essere? Nemmeno una traccia, le intenzioni sono ben diverse. Anche con un chitarrismo che droneggia come se rientrasse nell'ambito di una band post-punk, “Devotion” giace in un cullante alveo dub, una carezza balsamica che si riverbera pure nella planata psych della title track, appena increspata da richiami sintetici di disturbo.

Se “Bug” è riduzione ai minimi elementi della composizione ambient, “Hydra” pare quasi virare verso la forza del puro timbro di Zomby, ma con una scioltezza tale che il minutaggio, bello corposo, sa rafforzare nella sua componente più suggestiva. È in due momenti, però, che l'intuito di Naples centra pienamente la sua ambizione. Laddove il solfeggio bluesy del basso di “Massive Mello” detta il passo con un tocco da jam notturna, è il contesto, così spazioso e sapientemente gestito sui vuoti, a rendere l'andamento spaesante, sinuoso, carico di un'aliena sensualità (che sul finale riesce addirittura ad accostarsi alla lezione del Göttsching di “E2-E4”). Appena pizzicata, “You Got What It Takes” è l'estrema esasperazione di una ricerca atmosferica che sa operare di estrema sottrazione, veleggiare su stralunati accenni sintetici, prima che la seconda metà, col suo beat sbandato, reclami a sé le articolazioni più convolute del sodale DJ Python.
Come lo si prende, il camaleonte Anthony Naples centra il suo obiettivo con lucida consapevolezza, si trasporta nell'ambito del puro fascino con un'esperienza che gli consente di interpretare degnamente il genere. Che sia solo l'inizio di un dialogo ben più proficuo?

09/12/2021

Tracklist

  1. Primo
  2. Devotion (SSL Mix)
  3. Chameleon
  4. Pera
  5. Bug
  6. Casia
  7. Hydra
  8. Full O' Stars
  9. Sizzlin
  10. Massive Mello
  11. You Got What It Takes
  12. I Don't Know If That's Just Dreaming

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