Resta solo un singolo targato 1982 (“Ke Ke Ke Ke Ke Ke Ya”/“Offerings”) a nome Behaviour Red, una band artefice di un post-punk sperimentale, tribale, reso ancor più discordante da feedback, spoken poetry e roventi strali dark-goth.
Pur con la benedizione di John Peel, 300 copie vendute e un guadagno di 900 sterline, frutto di un utilizzo del brano per una pubblicità olandese di un dentifricio, i quattro membri dei Behaviour Red decisero infatti di sciogliere prontamente il gruppo prendendo strade diverse. Il batterista Noel Blandon ben presto entrò nei Normil Hawaiians, mentre Bertie Marshall, sempre più attratto dalla forza eversiva della poesia e del teatro d’avanguardia, nonché membro fondatore, insieme a Steven Severin, Siouxsie Sioux e Billy Idol, del collettivo punk Bromley Contingent, scelse un percorso più arduo.
Berlino, San Francisco e infine Londra, su questi palchi ha trovato spazio la carriera di Bertie Marshall come performer-poetry, un selvaggio intreccio di musica, poesia e teatro, simile a un cerimoniale o a un occulto rituale goth-punk, che in parte riscrive la storia della musica rock contemporanea.
Testimonianza della produzione dell’artista a cavallo tra gli anni 80 e 90, “Exhibit” è un album più violento e urbano di tutta la produzione degli Sleaford Mods (“Shaking Johnny”, “Little Red Sports Car”), cupo al pari delle più ostiche creazioni di Scott Walker (“Commit To Fire”, “The World Is Round”), estremo come un disco di musica industrial del futuro (“Chihuahua Talking Dog”, “The Tattoo Breathes”).
Di fronte a tanta forza e sfrontatezza creativa, diventa complesso, se non proprio inutile, tentare di decriptarne la bellezza. Si può solo raccontare dell’immensa magia tribale di gran parte delle composizioni/performance (“Ke Ke Ke Ke Ke Ya”, “St Mar”), restare incantati dall’autenticità di un artista rimasto ai margini di una cultura punk della quale ha catturato l’essenza più vitale (“Authoress”, “Talk To Tapestries”), gioire di pagine appena più carezzevoli e melodiche (“Meshes Over Morning”, “Offerings”) e infine chiedersi se quello che abbiamo creduto fosse la musica del nostro tempo non fosse altro che una grande illusione creata dai media per distoglierci dall’arte pura.
30/01/2022