Besnard Lakes

The Besnard Lakes Are The Last Of The Great Thunderstorm Warnings

2021 (Full Time Hobby)
psych-rock

Affascinati da spiritualità e forze occulte (“A Coliseum Complex Museum”), autori di una psichedelia pop (“… Are The Dark Horse”), spesso imbrattata di sonorità shoegaze (“Would Anybody Come To Visit Me”, “Until In Excess, Imperceptible Ufo”), epici e imponenti al punto da conquistare anche gli adepti di un rock più classico (“... Are The Roaring Night”) i canadesi Besnard Lakes rappresentano una delle realtà più solide della neo-psichedelia contemporanea. I coniugi Jace Lasek e Olga Goreas hanno nel tempo edificato una solida carriera artistica, priva di nei o incertezze, tenendosi a distanza da quell’hype iniziale che li aveva posti sotto i riflettori con l’album del 2007 “… Are The Dark Horse” e che rischiava di marchiare a fuoco il futuro della band.

Nel tempo si sono consumati fiumi d’inchiostro sulle affinità con altre band di notevole lignaggio, ma a questo punto della carriera i Besnard Lakes possono vantare uno status artistico che li pone essi stessi come riferimento per nuove formazioni di belle speranze. Un’autonomia che si consolida con l’abbandono della Jagjaguwar, anche grazie alla sempre più esperta mano di Lasek come produttore e quindi in grado di reggere il peso delle scelte artistiche.
Nonostante la band abbia sempre calibrato le uscite con tempi abbastanza lunghi, “The Besnard Lakes Are The Last Of The Great Thunderstorm Warnings” giunge dopo un periodo di assenza di ben cinque anni, e per molti versi ne ripristina il percorso, dopo la parentesi più accessibile dell’ultimo album: chiaroscuri e ombre fugaci riprendono possesso delle atmosfere, ritornando a scompigliare anche le immagini della copertina che riabilitano quel monocromatismo lievemente inquietante dei primi quattro capitoli.

Opera imponente - ben settantadue minuti per nove brani divisi in quattro capitoli - l’ultimo disco della band nasce da un’esperienza non proprio felice per Jake Lasek, che ha dovuto affrontare il dolore per la perdita del padre. Ed è appunto il ciclo della vita e della morte l’oggetto delle sezioni dell’album: “Near Death”, “Death, “After Death”, “Life”. Consolidati come quintetto, i Besnard Lakes compiono un gesto coraggioso nell’era dello streaming e della semplificazione: non solo “The Besnard Lakes Are The Last Of the Great Thunderstorm Warnings” è il primo disco che supera abbondantemente i 50 minuti, ma ad eccezione della scarica chitarrista in chiave shoegaze di “Feuds With Guns”, tutti i brani superano i cinque minuti fino al vertice dei quasi diciotto della traccia finale.

Jace e Olga non rinnegano le dichiarate influenze passate, anzi alcuni omaggi sono espliciti, essendo peraltro rivolti a personaggi scomparsi come Prince, citato sotto le sembianze di Jamie Starr (suo pseudonimo come produttore) nel testo di “The Father Of Time Wakes Up”, ballata psych-soul coronata da un assolo alla “Purple Rain”. L’organo da chiesa e i riferimenti nel testo al giardino dell’Eden in “Raindrops” introducono un altro omaggio, questa volta a Mark Hollis, mentre la musica conserva tutte le migliori caratteristiche della personale mistura psichedelica di Besnard Lakes: assolo di chitarra che aprono squarci nella nebbiosa atmosfera corale della sempre più affiatata band, synth algidi e taglienti al pari della voce di Olga Goreas e del falsetto di Jace Lasek, una sensazione di magniloquenza e di ineluttabilità che trascende l'umano e assume le sembianze di qualcosa che ha sia le forme del naturale (l'uragano in arrivo) che del soprannaturale.

Non è un azzardo segnalare l’album come il migliore finora realizzato dai canadesi, non tanto per la magmatica formula sonora che ha infine raggiunto la maturità dei Pink Floyd e degli Spiritualized, per una profondità che non solo dona mistero e magia, due elementi già formanti del sound, ma anche una versatilità creativa che non si traduce in dissonanze stilistiche, bensì in una non ripetitività delle intuizioni musicali e liriche. I riferimenti della band appaiono più eterogenei e di ampio respiro rispetto alle coordinate di una scena canadese che negli ultimi vent'anni ha sfornato grandi progetti a ripetizione. E tuttavia, a ben vedere, per i temi trattati - la vita e la morte - e per la grandeur che sottende questi nove brani, uno dei riferimenti più immediati non può che essere un'opera come “Funeral”, l'album che di fatto diede il via a quel grande fermento.

La rarefazione di “Christmas Can Wait” rinuncia al crescendo ma non alla forma-canzone. Uno dei capitoli più illuminati risiede nella fanfara chamber-pop-psych di “Our Heads, Our Hearts On Fire Again”, impreziosita dalla potenza vocale alla Brian Wilson di Lasek. Anche l’episodio più tipico e piacevolmente prevedibile, “The Dark Side Of Paradise”, non cede in tensione emotiva, perfettamente riequilibrata dalla sferzata d’energia di “New Revolution” che con un lieve mood gospel si delizia in una festa di riff chitarristici e motilità shoegaze frizzanti e ingegnosi.
Il fluire dei diciotto minuti di “Last Of The Great Thunderstorm Warnings” libera Dei e demoni: un drone, un ronzio che si affievolisce disperdendo i sentimenti oscuri che fino ad allora hanno dominato il disco (il prima, il durante e il dopo la morte), e quindi dando vita alla futuristica e impressionista visione psichedelica della band, aprendo definitivamente le porte all’estasi della rinascita e della vita. Un eccitante e contagioso trionfo, un affresco a tinte forti, quasi impetuose, come quelle dipinte in una copertina che ha la stessa, magnetica forza delle canzoni.

01/02/2021

Tracklist

Near Death

  1. Blackstrap
  2. Raindrops
  3. Christmas Can Wait

Death

  1. Our Heads, Our Hearts On Fire Again
  2. Feuds With Guns
  3. The Dark Side Of Paradise

After Death

  1. New Revolution
  2. The Father Of Time Wakes Up

Life

  1. Last Of the Great Thunderstorm Warnings






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