Provate per un attimo a immaginare una versione bolognese di Stephen Malkmus, mentre suona stralunato sotto i portici a Bologna, improvvisando una ballata sdolcinata in italiano, prima di piantarla all'improvviso, magari per mangiarsi un panino con la mortadella, e osservare i passanti con lo sguardo del marpione disilluso. Ebbene, questa fantasia potrebbe restituire in parte la sensazione che subentra al primo ascolto di "Checco Ep".
Il cantante e strumentista elettronico de Lo Stato Sociale punta dritto al lo-fi in salsetta noise con testi liberatori alla Vasco Rossi fase giovane. Sic et simpliciter. Il suo è il secondo omonimo Ep del progetto lanciato a sorpresa dal gruppo bolognese, che prevede appunto un dischetto a testa, prima di risalire sul palco dell'Ariston, strizzare l'occhio ad Ama e puntare nuovamente a scalare le ambitissime classifiche pop italiote dopo la hit "Una vita in vacanza".
Ho un foglio bianco per cambiare"Checco Ep" inizia con queste parole, mentre una melodia scanzonata e un giretto disturbato di chitarra a fungere da sezione ritmica, un po' Wavves e un po' No Age in gita fuori porta, mettono subito le cose in chiaro, a definire il mood di cinque ballate tra il serio e il faceto, il sé e l'altro da sé, il sole e la luna, il buio e la luce, lo yin e lo yang, la palestra e il bar. Un tran tran di pensieri genuini, sparsi senza troppe ambizioni ("Niente", su tutte), scritti con la semplicità che in fondo lo caratterizza da sempre. Eppure, dietro lo stile molto indie-rocker da cameretta, anni 90 e malinconico, poca voglia di lavorare e tanta di andare al mare, si nasconde una penna sensibile, dal gradevole slancio intimista ("Perso").
Un cerchio da disegnare
Da riempire di cazzate
Mi ci vorrebbe un manuale
Per attraversare il mare
Ma resto fermo qui
Sdraiato, mentre aspetto sudo troppo
E mi si seccano le gambe
21/02/2021