Un collage di forme geometriche, materiali multimediali e colori pastello: già dalla copertina stilosamente astratta, l'album di debutto del quartetto cileno Chicarica evoca atmosfere snelle ed eleganti, accarezzate da un gusto decostruttivista e ricoperte da un alone di
glo-fi essiccata al sole. Ma tra la bella voce di Lorena Pulgar e l'apporto del resto della band - Santiago Farah alla batteria, Martín Pérez Roa e Felipe Zenteno a basso, chitarra e synth - "arde lento" è più di un semplice esercizio d'atmosfera.
Basta il suggestivo incedere ritmico di "no pide rescate" per illustrare un apporto meno digitale e più suonato, mentre l'inusuale e avvincente svolgimento di "piensa en mi" viene smosso da curiosi stralci di pulsazioni
drum'n'bass - come mescolare una scrittura
lounge balearica con scampoli degli
Everything But The Girl in versione techno nell'era di "Temperamental". Non sarà forse il disco più prorompente dell'anno, ma "arde lento" sta già parlando la lingua della stagione estiva.
Le deliziose confetture di "diamantes" e "hermoso final" dimostrano un gusto melodico sempre delicato ma ficcante, eternamente a cavallo tra la sensualità di
Kali Uchis e il più austero ma elegante folk di
Malena Zavala.
Tra la
title track avvolta da vaporose tastiere, e "ay tentación" spazzolata da una brezza balearica e un ritmo che prende lentamente piede come il più delicato
breakbeat in circolo, il disco mette in mostra un fascino leggiadro e pigramente postmoderno, ma con stile, intenti e risultati spesso curiosi. Fa specie a tal proposito "invierno en mi vaso", che dispiega la propria ricchezza d'idee e di trovate produttive solo con l'andare degli ascolti, mentre l'interpretazione vocale di Lorena, a tratti, si fa timida come le introspezioni caratteriali di
Adrianne Lenker.
Certamente rimane ad "arde lento" un'aura un po' sfilacciata e da prodotto volutamete indipendente - vedasi gli inteludi "a" e "b", il simbolo delle forbici della traccia sette che taglia l'ascolto in due, o la curiosa presenza della
rapper Catana su "té". Assieme a un'atmosfera sulle prime accattivante ma anche uniforme, il lavoro può apparire come un tipico prodotto del sottobosco latino alternativo - vengono in mente
Buscabulla,
Weste,
Helado Negro e un po' tutto l'ambiente elettro-folk del mondo
Wonderwheel. La stessa etichetta attualmente dietro ai Chicarica - la Quemasucabesa, di base a Santiago - si muove con costanza nel panorama
underground cileno da oltre un ventennio.
Ma con l'andare degli ascolti, appare presto evidente che la cura produttiva alle spalle di "arde lento" è tutt'altro che casuale e la band riesce a mettere a segno un lavoro interessante e nel quale l'apporto dei membri dona inediti accenti corali. Soprattutto se confrontato col timido Ep di debutto "Dale Mami" rilasciato tre anni fa, "arde lento" è il perfetto ascolto per affrontare l'inizio della primavera e probabilmente lasciarsi accompagnare lungo tutto il resto dell'anno.
03/04/2021