Darkthrone

Eternal Hails......

2021 (Peaceville)
black metal, doom

La buona notizia è che i Darkthrone continuano a fare quello che vogliono, senza imposizioni dall’alto e senza alcun timore del giudizio altrui. La Peaceville ancora una volta è al guinzaglio, così come era accaduto nel lontano 1992, quando i norvegesi diedero alla luce lo sconvolgente secondo lavoro “A Blaze In The Northern Sky”. Una libertà che da tempo corrisponde a un ossessivo ritorno a una fase embrionale del metal estremo, le cui variazioni sul tema in realtà non hanno mai arricchito la proposta del duo, pur con qualche impennata degna di attenzione (il precedente “Old Star”). In effetti, se con il nuovo secolo il black metal si è evoluto e si è doverosamente contaminato, il discorso intrapreso da Fenriz e Nocturno Culto ha imboccato un percorso letteralmente opposto, in un’ottica di recupero delle radici tipicamente 80 del genere.

“Eternal Hails......” è stato da loro definito epic black heavy metal, ma si potrebbe parlare più semplicemente di un proto-black influenzato dal doom: non a caso un pezzo come “Hate Cloak” sembra voler citare in un colpo solo sia i Celtic Frost (tanto per cambiare) che i Pentagram, nonostante siano davvero pochi i motivi per urlare al miracolo (i passaggi cadenzati non lasciano addosso grandi sensazioni). Molto meglio l’iniziale “His Master’s Voice” (partenza speed per poi chiudere col freno tirato) ma soprattutto la terza “Wake Of The Awakened”, otto minuti dal vago sapore old-fashioned che non avrebbero affatto sfigurato sul sottovalutato “Ravishing Grimness”.

Con la penultima “Voyage To A North Pole Adrift” l’approccio doom torna a farsi sentire, ma sono i riff a non convincere, al di là dell’apprezzabile tentativo di cambiare più volte registro all’interno della composizione stessa. La produzione lurida e attufata può aiutare fino a un certo punto, perché davanti a questa operazione spudoratamente vintage si respira una mancanza di idee fin troppo palese. Per fortuna “Lost Arcane City Of Uppakra” riporta il disco sui binari giusti, anche grazie a un suggestivo epilogo atmosferico che si aggancia in un sol colpo all’immagine della copertina: un lavoro realizzato nel 1972 dallo space artist David A. Hardy (in verità già utilizzato dai greci Zephyrous per la ristampa in cd di un loro vecchio demo) che proietta questo duo norvegese nel cuore di un lontano pianeta primordiale, praticamente una comfort zone che continua a prosperare nel background anni Ottanta di questi musicisti.

Se tornare alle origini del caos è la missione dichiarata dei Darkthrone, è giusto anche rendersi conto che questo obiettivo col passare del tempo rischia di diventare un’operazione fine a se stessa, al di là di una coerente e inossidabile attitudine old-school.

28/06/2021

Tracklist

  1. His Master’s Voice
  2. Hate Cloak
  3. Wake Of The Awakened
  4. Voyage To A North Pole Adrift       
  5. Lost Arcane City Of Uppakra

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