Un’istituzione assoluta all’interno dei confini patri, praticamente sconosciuti nel resto del mondo, se si eccettuano alcuni sparuti affezionati del settore darkwave disseminati qua e là. Questi sono i Deine Lakaien, band tedesca composta dal polistrumentista Ernst Horn e dalla corposa vocalità di Alexander Veljanov, che, dal lontano 1986, intraprese una prestigiosa strada all’interno del panorama new wave teutonico.
Se è vero che il meglio è individuabile in titoli storici quali “Dark Star” (1991) o “Forest Enter Exit” (1993), quest’interessante doppio album intitolato “Dual” conferma la grande capacità della coppia nel comunicare il proprio sofisticato e oscuro marchio di fabbrica, ampliatosi in modo esponenziale dalla tenebrosità sintetica degli esordi.
Il disco è composto da dieci tracce inedite, affiancate ad altrettante personali rivisitazioni di classici, fondamentali per l’evoluzione artistica del duo.
E’ così che al fianco di attraenti originali quali la minacciosa "Les Oiseaux", cantata in francese da Veljanov, la triste favola sentenziata in “Snow”, corroborata da caldi sintetizzatori e morbidi archi, e alle inquietanti tessiture tracciate in "Qubit Man", sulle quali si scorgono ostili suoni a 8 bit, si aggiungono alcune succulente cover.
Che si tratti della decostruzione compiuta in “Because The Night”, dello space-jazz adirato con il quale si mostra “Spoon” dei connazionali Can, della visione Sturm und Drang di “The Walk” dei Cure o sentite esegesi di estratti dal repertorio di Soungarden, Kate Bush e Linkin Park, le migliori performance restano quelle realizzate in "Song Of The Flea", un pezzo di Mussorgsky che cesella un testo russo estratto dal “Faust” di Goethe e nella splendida "Lady D'Arbanville" di Cat Stevens, depressa attualizzazione recitata in modo straziante, efficacemente implementata nelle parti strumentali.
Suonato e interpretato con la solita precisione, “Dual” è un’iniziativa che aiuta i Deine Lakaien - definizione proveniente da un verso degli Einstürzende Neubauten - a mostrare il loro caratteristico modus operandi, rapportandolo con il materiale che ne ha plasmato il bagaglio in questi anni di onorato servizio; nulla di trascendentale, ma un valido input per curiosare all’interno degli oscuri meandri delle loro opere.
23/04/2021