Desperate Journalist

Maximum Sorrow!

2021 (Fierce Panda)
post-punk, dream-pop

L’obiettivo principale che ha guidato la realizzazione del quarto album dei Desperate Journalist è stato quello di avanzare una ricerca di varianti stilistiche che potessero spostare il risultato finale su toni e consistenze più caleidoscopiche rispetto al loro oscuro marchio di fabbrica indie-gothic. Con “Maximum Sorrow!” il quartetto londinese ha tendenzialmente raggiunto il target grazie all’accurata aggiunta di alcune influenze tipiche della cultura dream-pop, ben amalgamate alle affilate sonorità post-punk e new wave che hanno contraddistinto le opere precedenti.

Le narrazioni stilate dalla frontwoman e paroliera Jo Bevan toccano argomenti quali il degrado urbano, la perdizione e il malessere interiore, avvicinandosi molto alle tematiche storicamente affrontate da Smiths e Pulp. Riferimenti che non offrono il loro magnetico flusso solo nelle liriche, ma ne influenzano anche il trend sonoro. Chiari esempi sono costituiti da “The Victim”, dove la tintinnante linea chitarristica perfezionata da Rob Hardy ha evidenti riferimenti con la perizia tecnica di Johnny Marr, traslando poi per la linea melodica del basso con la quale Simon Downer conduce “Personal Girlfriend”, visibile accenno alle tecniche esecutive di Andy Rourke. Nelle distopiche visioni di “Utopia” si evocano, invece, le irriverenti limpidezze dandy che tuttora marcano l’estro di Jarvis Cocker.

Tumultuose tinte shoegaze, dai lineamenti gotici e noir, fanno breccia nel singolo curtisiano “Fault”, indirizzato ad analizzare le difficoltà emotive dell’età adolescenziale e in “Armageddon”, brano nel quale la Bevan si scaglia contro gli hipster medioborghesi, diligentemente trainato dalla possente batteria di Caroline Helbert. L’ondata d'ira non si placa e invade anche “Poison Pen”, ennesima feroce invettiva della Bevan, questa volta gettata addosso alla velenosa penna di un pomposo romanziere, probabilmente il pezzo con le liriche migliori dell’intera scaletta.
Il perfetto controllo delle dinamiche è tangibile anche nella malinconica mini-epopea di "What You're Scared Of" e nell’intensa autoanalisi di "Formaldehyde", intrisa del riverbero profuso da pianoforte e sintetizzatori.

Il titolo utilizzato per l’album prende spunto dall’omonima opera dell’artista visivo statunitense Kevin Bewersdorf, che propone una teoria secondo la quale ogni individuo possiede un proprio punto di saturazione di malinconia e dolore, limite oltre il quale è possibile proseguire solo trasformando la disperazione in maturità e lucidità nell’affrontare il futuro. Un punto culminante, e per certi versi catartico, che affonda il suo raggio d’azione nelle emozioni più complesse, ambito nel quale la band inglese si tuffa con una proposta vincente, ampliando il pathos ai massimi livelli.
“Maximum Sorrow!” si rivela un altro efficace passo in avanti per i Desperate Journalist, un lavoro che grazie all’aggiunta di molteplici e inedite stratificazioni sonore, intrecciate alla consolidata abilità nella costruzione dei testi, entra di diritto tra le loro migliori testimonianze artistiche.

06/07/2021

Tracklist

  1. Formaldehyde
  2. Fault
  3. Personality Girlfriend
  4. Armageddon
  5. Fine in the Family
  6. Utopia
  7. Everything You Wanted
  8. Poison Pen
  9. The Victim
  10. What You're Scared Of
  11. Was It Worth It


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