Da quando “Makin' Magick” ha visto la luce quattro anni or sono, non è passata stagione che la misteriosa DJ Sabrina The Teenage DJ non abbia pubblicato un album, cementando in brevissimo tempo un output discografico dal minutaggio smisurato. C'era da aspettarsi che sarebbe arrivato qualcosa anche per il 2021, non però ben due album lo stesso giorno, per la durata complessiva di oltre quattro ore. Indubbiamente l'etica lavorativa della producer ha dello sbalorditivo, e se è vero che il contesto pandemico aiuta, nondimeno saper riempire e diversificare così tanto tempo è un'impresa. In piena continuità col contesto tematico della pentalogia precedente, ma già volti verso nuovi orizzonti, “The Makin' Magick II Album” e “The Other Realm” (di cui si parla in un altro articolo) tengono fede alla sincretica visione house dell'autrice, dotandola però di nuovi strumenti, nuovi orizzonti verso cui puntare. Specialmente nel seguito di quel debutto che ha aperto una via del tutto personale alla narrazione dance, un pizzico di stanchezza comincia a filtrare.
Se è vero per progetti dalla durata ben più ortodossa, per un'esperienza dilagante come “Makin' Magick II” il pacing, la gestione di tensione e rilasciamento, esplosività e sospensione, è un elemento fondamentale, pena uno sbilanciamento che si rivela letale. In realtà questo è un aspetto che negli album di DJ Sabrina non ha mai mancato di scintillare, cosa che le poderose progressioni di un “Charmed” testimoniano con dovizia di esempi. Eppure forse qui per la prima volta si avverte quanto la distribuzione sia meno convincente, quanto il dosaggio di umori e colori forse avrebbe giovato di una ripartizione più accorta. Non che la nostra magica DJ abbia perso il suo tocco in così breve tempo: i beat di “Be Ready” sono tanto scattanti quanto il titolo può suggerire e il melodismo ipnotico di “Paradise” sa ben adeguarsi alle cornici più outsider della base. Eppure, per tutta la prima metà del progetto manca il guizzo, la catena trascinante che inanella i brani in un'esperienza compatta, una narrazione sonora organica.
È indubbio che DJ Sabrina abbia lavorato sulla cosa e costruito il disco seguendo un percorso interiore coerente, forse però a questo giro il senso della progressione giunge meno che in altre occasioni.
Non si tratta di certo di un disco brutto, questo va chiarito: la conoscenza e l'expertise di DJ Sabrina, la sua abilità nel saper conferire una tridimensionalità emotiva a brani spesso e volentieri privi di effettive sponde vocali, rimangono evidenti. “Being Alone” ben comunica la sua natura malinconica, riflessiva, pur con una costruzione euro-house che trasuda euforia, quando non un inebriante senso di vertigine. E gli spunti di sitar inseriti nella bizzarra scansione hip-hop che apre “Love Is The Purest Thing There Is” fungono come ottima variazione e convinta sponda a un universo sempre apprezzato, ma che non si era ritagliato ancora uno spazio così ampio. Per non parlare del luccicante nervosismo chicagoano di “Can't Help Myself Tonight”, Fingers Inc. e Inner City abbracciati a un commosso ostinato di pianoforte, o gli abbrivi future-funk di “I'll Never Stop”, vera e propria esplosione di entusiasmo, che l'uso dei campioni sa come dotare dell'opportuna sensibilità pop.
La realtà però è che la magia della producer qui brilla più sul singolo formato che nella visione d'insieme, che se il livello di energia mantenuto nella seconda metà fosse stato proprio di tutto il progetto, l'esperienza avrebbe guadagnato in trasporto. Poco male, l'album fratello ha dalla sua ben altro magnetismo; che il segreto per fare della buona magia sia un pizzico di condensazione in più?
17/01/2022