DJ Sabrina The Teenage DJ

Nell'ambito dei grandi numeri (e DJ Sabrina The Teenage DJ ha abituato benissimo in tal senso) quaranta minuti in più o in meno possono sembrare una bazzecola. Se però vengono considerati nel contesto di due progetti gemelli, diversi per identità sonora, caratteristiche narrative e gestione del materiale, possono voler invece significare tutto. Fratello di “The Makin' Magick Album II” che provava a dare un seguito all'affermato esordio della producer, alla luce delle aggiornate competenze espressive e di sampling, “The Other Realm” è album che chiaramente non obietta nulla all'elaborata formula house di partenza, mostra però una sfrontatezza stilistica e un design più agile, spigliato, che nella riduzione del minutaggio trova un grande alleato. Perturbante, a conti fatti addirittura cupo, nel modo in cui introietta i meccanismi della synthwave e dell'hip-hop in un flusso narrativo di granitica consistenza, questo è il disco che serviva per dare finalmente la dovuta spallata a un sound sicuramente avvincente ma allo stesso modo già ben approfondito, e traghettare il carattere della corposa pentalogia verso nuovi stuzzicanti lidi. Di certo l'Altro Regno è lo scenario ideale per simili avventure!

Già affidare un attacco così fumoso, pieno di abbandono e di memorie in lento disfacimento, al disco, con il lento montare di “Transcendence”, dà bene l'idea dello stacco venutosi a formare tra questo album e quanti lo hanno anticipato, tanto che a momenti pare quasi l'apertura di un album di Perturbator o Carpenter Brut. “Burn”, con il suo nervoso portamento sintetico e il battito ossessivo, riesce ancora meglio nel ribadire il cambio di prospettiva, col suo taglio metropolitano e irrequieto, una cappa di nero su un linguaggio house che non ha mai adottato una piega così vischiosa.
“(Been Through Some) Changes” approfondisce le nuance hip-hop presenti nel suo repertorio, percorrendo a ritroso la corrente del tempo, dalle parti dei De La Soul e delle Salt'n'Pepa, un fremito breakbeat ad accompagnare il carattere luccicante del flow. E che dire dell'ostinazione con cui le propulsioni electro circondano la grinta di “Spells (Like A Master)”?  Già nel primo quartetto di brani emerge una sagacia, un fuoco che travolge tutto attorno a sé, lasciando spazio per un senso di novità, una lucentezza che emerge tanto più forte quanto è vibrante l'oscurità attorno. Anche quando si calcano terreni già conosciuti, il senso di impellenza è comunque più forte che mai.

“Not To Mention” ha in sé la pienezza linguistica di un Romanthony nel modo in cui fa sì che i suoi lussuosi contorni deep si affianchino a morbidi fraseggi soul e a un incanto tastieristico che ha quasi dello psichedelico. “I'm Just Sayin'” è pura maestria nell'uso dei bassi, un'articolazione veloce ma spumeggiante sotto a una strigliata linea old-school, quasi un Jay-Z alle prese col suo lato più funk. Laddove il flusso narrativo dell'altro album presentava un consistente sbilanciamento, qui non vi è niente di simile, e la gestione dei volumi mantiene un'esperienza ben più compatta, solida nei vari cambi d'abito, tanto che pure un momento dal taglio college-rock quale “Take Two” sa conquistarsi il proprio spazio senza grosse difficoltà.
Intenso fino all'ultimo secondo, ben capace di dosarsi nei colori e nei momenti più esplosivi (anche l'intimità r&b fine anni 90 nel remix di “We Go On” non appare minimamente fuori luogo!) “The Other Realm” è denso di quella magia che rinnova convintamente l'interesse verso una proposta unica nel proprio genere, che adesso di nuovo ha il respiro delle grandi occasioni. Un pizzico di sintesi in più e l'incantesimo è pronto per fare incetta di prigionieri.

17/01/2022