Un telaio in carbonio, snello e leggero ma inusitatamente resistente. Oppure una gabbia per pappagalli, con quelle delicate filigrane di metallo che s'intersecano come fogliame a sorreggere una struttura che non concede libertà. Aria e luce, ferro e acciaio: ascoltare il suono degli australiani Hiatus Kaiyote significa un po' perdersi in questo mondo da fumetto, a metà tra eleganza e allucinazione.
Nai Palm (voce e chitarra), Paul Bender (basso), Simon Mavin (tastiere) e Perrin Moss (batteria) vengono interrogati spesso sul tipo di musica che fanno, ma la definizione continua a sfuggirgli con ogni nuovo disco - "Mood Valiant" è il loro terzo in un decennio d'attività. Si può individuare l'approccio jazz tramite certe scelte armoniche e il tocco della strumentazione acustica, ma tra schegge di funk, bagliori psichedelici, calorose istanze
soulful e impalpabili tappeti elettronici, anche "Mood Valiant" scivola fuori dalla tradizione e dentro un più ampio e moderno calderone da
blog digitale. Un mezzo indizio lo fornisce l'associazione al marchio Brainfeeder, casa di
Flying Lotus,
Thundercat e
Kamasi Washington, tra gli altri.
In scia con tali figure, "Mood Valiant" non è scevro dai tipici bozzetti brevi del disco/collage contemporaneo (la doppia introduzione "Flight Of The Tiger Lily" e "Sip Into Something Soft", l'intermezzo "Hush Ruttle").
Ma nel momento in cui i quattro imboccano la via della composizione più lunga, la forma canzone si apre a maglia: l'irresistibile singolo "Red Room" e la ballata piano e archi "Stone Or Lavender" offrono due anime di un lavoro al contempo rilassato ma curato al dettaglio. Tramite un colpo di fortuna, e un tour organizzato ad hoc, gli Hiatus Kaiyote sono riusciti a incontrare addirittura il compositore e arrangiatore di culto brasiliano Arthur Verocai nel suo studio: "Get Sun" è un viaggo pysch-tropicalista, con scenografiche sezioni di archi e ottoni a far da contorno come il pan di zucchero nelle cartoline di Rio de Janeiro.
I Kaiyote non mancano certo di perizia tecnica, per quanto mai fine a se stessa: "All The Words We Don't Say" e "Rose Water" svolazzano come ali di farfalla tra percussività miste e seghettature di basso, mentre in "Chivalry Is Not Dead" un macchinario digitale si affianca di soppiatto alla sezione basso/batteria per creare un vischioso pulviscolo industriale.
Sopravvede al tutto la voce di Nai: leggera e fatata come
Mariah Carey, ma altrettanto capace di elastiche inflessioni soul-r&b - vengono in mente sia
Fatima che Fabienne Holloway, quest'ultima
vocalist degli altrettanto filo-jazzisti
Radiant Children. Recentemente sopravvissuta a un tumore (il che spiega i ben sei anni che ci separano dal precedente "Choose Your Weapon"), Nai è anche il flucro materno della band, e la conclusiva "Blood And Marrow" è il suo momento più personale: una stralunata interpretazione di
exotica alla Nina Miranda montata su una stramba base
indietronica.
Elegante e seghettato, nervoso e sognante: sulle prime "Mood Valiant" può sembrare un ascolto da
hipster e paga in decostruzione e atmosfere
soulful che si squagliano al sole ("Sparkle Tape Break Up"). Ma tra cura del suono e attenzione al dettaglio, il talento degli Hiatus Kaiyote riesce comunque a far abbondantemente capolino da questa coltre di palmeti tropicali e suggestioni spaziali. Consigliato l'ascolto, soprattutto nella bella stagione.
30/06/2021