Un cantautore come José González non si apprezza solo per le doti da compositore e strumentista (pochi come lui sanno gestire la chitarra in maniera così articolata e delicata, tra cui Mark Kozelek/Red House Painters/Sun Kil Moon o Mike Kinsella/Owen). Si stima anche per il tempo con cui cura e fa sedimentare le sue composizioni, senza l’ansia di scomparire dal mercato discografico, per quanto riguarda gli album sia solisti sia con la indie-band Junip.
Così il cantautore di Göteborg, a sei anni da “Vestiges & Claws” (Imperial Recordings, 2015), torna per raccontare i cambiamenti nella propria vita scegliendo ancora una volta una tessitura scarna – con chitarra classica, qualche beat e battito di mani – che diventa ricca e piena di sfumature grazie al suo fingerpicking.
VisionsNelle tredici tracce ritroviamo la voce quieta e sicura di González e le piccole storie della sua “vallata”, in cui per la prima volta adopera la lingua dei genitori, lo spagnolo di area argentina (da “El Inviento”, in apertura), ma non dimentica di riconnettersi con la lingua-madre (“En stund pâ jorden”). Se vi aspettate un album di ballate confidenziali, brani come “Head On” e “Valle Local” vi invitano invece a danzare, inneggiando gioiosamente alla vita.
Trying to make sense of the now
Trying to make sense of the past
To show us how
Visions
Look at the magic of reality
While accepting with all honesty
That we can't know for sure what's next
No we can't know for sure what's next
But that we're in this together
We are here together
04/11/2021