Justina Jaruseviciute

L’influenza del compositore islandese scomparso Johann Johannsson sembra essere destinata a un ruolo sempre maggiore nella scena della classica moderna. Il suo fulmineo ingresso nell'Olimpo dei compositori moderni, spezzato prematuramente il 9 febbraio 2018, avrà probabilmente ripercussioni notevoli grazie a una schiera di giovani epigoni che potrebbero continuare il percorso interrotto del maestro. Tra questi la compositrice e violoncellista lituana Justina Jaruševičiūtė, di stanza a Berlino, ne è una dichiarata discepola.

La Jaruševičiūtė esordisce nel 2020 con un singolo di dieci minuti, “Rituals”, una composizione di archi ispirata alla musica baltica, per poi pubblicare “Silhouettes”, il suo primo Lp. L’album si ispira proprio a Johann Johannsson e in particolare nasce dopo aver assistito al concerto berlinese dell'ensemble Echo Collective che, nel settembre 2019, ha eseguito alcuni brani tratti da "12 Conversations With Thilo Heinzmann". Musica classica da camera con la tipica formazione a quattro archi (due violini, una viola e un violoncello) che prosegue lo stile di Johannsson in modo abbastanza coerente con la poetica del compositore islandese.

A volte Jaruševičiūtė trova momenti particolarmente riusciti come nella commovente “Prayer” o nella triste “Breathe”. C’è sempre un legame forte con gli studi accademici, ma slegato da sonorità tipicamente classiche. E’ modern classical pura con suoni d'avanguardia inquieta (“Distant Star”), con una sua emotività e non di rado persino con momenti cinematici. Pecca forse l'eccessiva somiglianza delle composizioni, tutte con struttura molto simile e tutte intorno ai quattro minuti.
Vista la giovanissima età - da vari punti di vista - siamo di fronte a un piccolo miracolo, ma si può essere certi che la vera maturazione di Justina Jaruševičiūtė debba ancora arrivare.

15/04/2021