Lorde

Solar Power

2021 (Universal)
pop, songwriter
6.5

Blink three times when you feel it kicking in

Con “Solar Power” ritorna sulle scene una delle più acclamate popstar dello scorso decennio, Ella Yelich-O’ Connor, in arte Lorde. Quattro anni di “ibernazione” durante i quali si è fatta vedere di rado, per suonare qualche cover dal vivo o per essere bizzarramente beffata da Colbert nel giardino di Jacinda Ardern. Ha avuto dunque tanto tempo per meditare il successore dello splendido “Melodrama”, ma anche per compiere un pellegrinaggio spirituale e conoscitivo sulle lunghe bianche distese assiderate dell’Antartide, inseguendo le tracce della ricerca scientifica condotta nelle basi stazionate sul continente polare. E proprio l’estate antartica con la sua travolgente forza luminosa ha ispirato Ella nella composizione del suo terzo album in studio.

Sì, perché “Solar Power” è, come indica il titolo, in prima istanza la celebrazione della forza del Sole. Lorde si presenta ora al pubblico come una sacerdotessa di un culto solare e invita i nuovi adepti e le nuove adepte su un’isola immaginaria dove si celebra un rituale di danza collettiva. Dite però addio ai pulsanti beat minimali di “Pure Heroine” o all'edonismo dell’elettronica di “Melodrama” e abbracciate una nuova dimensione sonora completamente inedita per la giovane artista: chitarre, archi, legni, piano e organo. Una strumentazione tutta “naturale”, e per certi aspetti finanche vintage, che tanto vuole somigliare a quella del pop-rock e del sunshine pop degli anni Sessanta e dei primissimi Settanta. La luce abbacinante e l’odore salmastro della spiaggia, il biancheggiare della spuma, le cicale sonanti armonizzate col borboglio dell’Oceano traspirano infatti dalle note dei dodici brani e riescono a pennellare dettagliatamente l’immagine idillica di un paesaggio mozzafiato, tipicamente neozelandese.

Se la title track apre allora le porte al potere di questo nuovo mondo, la traccia iniziale, “The Path”, svolge invece una funzione di preludio all’intera raccolta:

I just hope the sun will show us the path
Saviour is not me
I just hope the sun will show us the path
Saviour is not me

Che siano infatti il sole e i suoi raggi a illuminare e indicare la via da seguire, non più la voce di una semplice popstar. Lorde sarà in questo viaggio l’intermediaria tramite cui la forza dell’astro si può manifestare, ma anche una guida spirituale, disposta a condividere la propria esperienza personale con i suoi accoliti in ascolto. La giovane donna guarda infatti indietro al suo passato e all’impredicibile exploit che rese l’autrice di “Royals”, allora adolescente, una star mondiale. Da sempre insofferente alla vita più mondana e sfavillante del red carpet, la cantautrice torna a criticare la vita surreale di una celebrità e indica come unica via da seguire per una più salutare esistenza il ritiro nell’abbraccio della natura, della famiglia e delle amicizie. “California” rifiuta, ad esempio, i gala e i party esclusivi a cui Lorde poté partecipare appena sedicenne e li contrappone alla calma distaccata della sua terra natia. Ma quella rappresentata in “Solar Power” non è solo una assenza fisica dalla fibrillazione losangelina, ma anche una disconnessione completa dal mondo del pettegolezzo, dal borbottare infinito dei social network e dalla dipendenza dai mezzi di comunicazioni moderni. In “The Path” il suo telefono cellulare suona ora a vuoto, mentre in “Solar Power” viene addirittura gettato nelle acque marine, rendendo la ragazza irraggiungibile.

Nonostante la nuova veste sonora, il “marchio Lorde” rimane comunque ben impresso in questi dodici brani, specialmente nelle inconfondibili armonie vocali. Mancano, però, in “Solar Power” le melodie immediate dei grandi successi del debutto – e di praticamente ogni verso di “Melodrama” – così come l’impatto emotivo delle sue confessioni giovanili. Non che questo costituisca di per sé un aspetto completamente negativo: una volta che si ha familiarizzato con il nuovo sound, si inizia infatti a notare la maturità e la raffinatezza raggiunta dalle prime cinque canzoni. Sono invece alcuni momenti piuttosto spenti, situati nella seconda parte del disco, a rendere l’intera opera meno riuscita del previsto. Le ballate “The Man With The Axe” e “Big Star” sono ben lontane da illustri predecessori come “Liability” o “Writer In The Dark”. “Secrets From A Girl (Who’s Seen it All)” prova a compensare con una melodia leggera una caduta di stile in fase di scrittura testuale, solitamente uno dei punti di forza della neozelandese. L’arrangiamento di “Dominoes” incrocia invece un vibe alla Jack Johnson con gli ultimi Bleachers, ma non riesce a concretizzare gli interessanti spunti e sembra ridursi a un fugace divertissement.

Chi si aspettava che il viaggio in Antartide potesse portare Ella a inglobare un maggiore e più concreto impegno ambientalista nella sua musica rimarrà forse deluso. Ci si deve allora accontentare delle immagini di una terra infertile e desolata in “Fallen Fruit”, uno degli apici della raccolta. L’incedere epico dei primi versi si sublima dapprima in una parte strumentale debitrice al pop psichedelico e poi nell’unico stacco elettronico dell’intero disco. Ma proprio quando i battiti di “Melodrama” sembrano poter apparire nuovamente e condurre a una svolta da dancefloor, ecco che vengono spazzati via con un soffio delicato: è Lorde che nega se stessa, un distanziamento dalla sua vecchia produzione musicale ancora più brutale di quello proclamato da alcuni versi dispersi nell’album.
L’altro pezzo da novanta, che salva peraltro da un mezzo oblio la seconda metà del disco, è “Mood Ring”: puro folk-pop in cui Lorde ironizza su una certa wellness culture fin troppo legata a esoterismi ed esotismi vari privi di fondamenti, ma che offre un sereno riparo a chi si ritrova spiritualmente disperso, sconnesso dal mondo e dalle proprie emozioni.

In conclusione, il grande paradosso di “Solar Power” consiste nel contrasto tra l’immagine onnipresente del raggiare del sole e la tendenza di molte canzoni a mostrarsi emotivamente fredde. Il talento di Lorde si lascia tuttavia ancora scorgere, oltre che nei momenti più riusciti, nella fedele realizzazione in musica del paesaggio estivo e arenoso dell’amata Nuova Zelanda. E se anche la popstar, come afferma in “The Path” e nell’ambiziosa lunga traccia conclusiva, “Oceanic Feeling”, non è figura dispensatrice di verità, chissà che le sue riflessioni ispirate da questo nuovo potere solare non possano poi magari schiudersi, durante l’estasi collettiva dei suoi concerti, in rivelazioni trascendentali o curative. E mentre attendiamo di partecipare al cerimoniale del sole, vale forse la pena tentare di sbattere le palpebre tre volte ogniqualvolta percepiamo dentro di noi il palpitare scintillante della forza della natura.

05/09/2021

Tracklist

  1. The Path
  2. Solar Power
  3. California
  4. Stoned at the Nail Salon
  5. Fallen Fruits
  6. Secrets from a Girl (Who's Seen it All)
  7. The Man with the Axe
  8. Dominoes
  9. Big Star
  10. Leader of a New Regime
  11. Mood Ring
  12. Oceanic Feeling




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