Martyn Joseph

1960

2021 (Pipe)
folk-rock

Quanto tempo impiega un uomo per conoscere se stesso? Un interrogativo al quale Martyn Joseph tenta di dare una risposta in “Born Too Late”, brano d’apertura del suo nuovo album nel cui titolo, “1960”, è racchiusa non solo l’identità anagrafica del cantautore gallese (nato il 15 luglio del 1960), ma anche la volontà di fare un consuntivo di una carriera vissuta all’ombra dei numi tutelari che ne hanno ispirato il percorso artistico (ventisei album in 40 anni d’attività discografica).
Ed è in verità nato troppo tardi, Martyn Joseph, per poter intercettare quei protagonisti del folk-rock americano dei quali ha condiviso arte e sensibilità creativa, non è un caso che l’autore citi, nel brano sopra citato, l’esortazione di Art Garfunkel nell’attraversare i confini patri per abbracciare il fascino di Nashville, della musica di Crosby Stills & Nash e Joni Mitchell, un desiderio che è ormai un rimpianto, una riflessione che è alla base di un disco intriso di ricordi e di emozioni.

In armonia con i presupposti, “Born Too Late” è un classico country dai toni malinconici ed epici, ricco di tutti quei cliché (introduzione acustica, piano e organo in sottofondo, crescendo armonico valorizzato da un pregevole uptempo) che spesso rendono perpetuo il fascino di una canzone.
I ricordi sono alla base di “1960”, quelli familiari, e in particolare del nonno musicista che incantava il piccolo Martyn cantandogli vecchie melodie o raccontando di quando, da soldato in Nord Africa, incontrò Josephine Baker.
Sono ricordi d’infanzia che il musicista sottolinea con la solita profondità poetica, tra appunti che rievocano photo-frame dei viaggi in auto al seguito dei genitori (la romantica piano-ballad “Felt So Much”) o rammentano gli insegnamenti - “la linea di fondo è l’amore” - del padre ottantenne, da anni ospite di una casa di cura per l’Alzheimer, affidandoli all’essenziale duetto piano/voce di “Shadow Boxing”.

Per gestire un tal flusso d’intense emozioni, Joseph dà fondo a tutta la propria verve compositiva: il pathos più introspettivo e aspro di Bruce Springsteen (“Trying To Grow”), la forza evocativa di Bob Dylan (“This Light Is Ours”), il tratteggio romanticamente spirituale di Jimmy Webb (non a caso è presente come ghost track una bella versione di “Wichita Lyman”), la grazia evergreen del folk in stile Laurel Canyon (”In Your Arms”) e un richiamo al fascino barocco del folk-blues dei Bathers (“There Is A Field”, ma anche la già citata “Felt So Much “).
Tutto l’album è un susseguirsi di canzoni dal piglio classico ricche di classe, come il folk-gospel di “Down To The Well” e il felpato folk-rock-blues di “Under Every Smile”, con Rupert Cobb alla tromba.

La musica di Martyn Joseph gronda di passione e spiritualità (“This Light Is Ours”) e conferma ancora una volta la forte personalità di un artista spesso tenuto ai margini della scena cantautorale. Forse è giunto il tempo di dare il giusto rilievo all’opera del musicista gallese, partendo proprio da questo onesto, empatico e appassionato “1960”.

16/12/2021

Tracklist

  1. Born Too Late
  2. Felt So Much
  3. House
  4. Down To The Well
  5. We Are Made Of Stars
  6. Trying To Grow
  7. Under Every Smile
  8. In Your Arms
  9. Shadow Boxing
  10. There Is A Field
  11. This Light Is Ours




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