Il nuovo album di MHOLE è una pillola nera. Assumerla vi farà vedere la brutale verità. “Quando la morte ti sussurra sul permafrost”, questo il titolo del nuovo lavoro realizzato da Moreno Padoan (Otur Boyd, Qod) e da Giovanni Leonardi (Carnera, Divisione Sehnsucht, Senketsu No Night Club), ha il coraggio di scrutare nell’abisso mentre l’abisso stesso guarda oltre l’estinzione dell’umano.
Il duo, a due anni dal debutto “Sporhes”, questa volta immagina un concept su di un mondo ormai completamento morto, coperto da una fredda coltre di ghiaccio. La proposta è un’ardita pulsione elettronica sospesa come un filo sottile tra abstract techno industrial, bacteriological noise e anti-music. È una sorta di Idm oscura, che vira di nero la proposta degli Autechre, mescolando glitch, riverberi e microtoni con dosi velenose di dark-ambient.
Qualcosa di alieno sembra muoversi nell’ombra in “La mutevole realtà della storia e l’incrollabile istanza del mito”. Un altro ciclo d’esistenza è pronto a ricominciare, tra rumorismi assortiti e incursioni in visioni cosmiche implosive (“Di spazi infiniti ed incommensurabile quiete”). Come archeologi provenienti dallo spazio profondo, i MHOLE sembrano indagare su “Le peculiari circostanze che determinarono la nostra fine”. Così recita l’evocativo titolo della traccia finale.
Distribuito solo in digitale e in cinquanta copie su nastro magnetico, il nuovo album dei MHOLE affascina come una sorta di necrotica profezia accelerazionista. È un viaggio ipnotico in un oscuro divenire, ma sentiamo già il permafrost scricchiolare. Forse, per citare il sommo Lovecraft: “Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire”.
28/09/2021