Plankton Wat

Future Times

2021 (Thrill Jockey)
psych-rock

Nel 2005 Nick Binderman (Jackie O'Motherfucker, Planets Around The Sun) e Dewey Mahood (Elephant Factory, Edibles, Spectrum Control) hanno fondato in quel di Portland (Oregon) una band psych-rock che ben presto si è rivelata come uno dei punti di riferimento della scena underground psichedelica americana: gli Eternal Tapestry.
A dispetto delle buone credenziali, il supergruppo non ha mai varcato il confine dello status di cult-band, cullando i sogni residui dei fan di gruppi come Grateful Dead e Pink Floyd. Dewey Mahood ha coltivato nel frattempo una serie di progetti collaterali, tutti destinati a un gradevole limbo, eccezion fatta per quello in completa autonomia creativa concepito sotto il nome di Plankton Wat.

Il nuovo album “Future Times” conferma non solo l’abilità del chitarrista americano, ma offre un’interessante evoluzione del sound verso una psichedelia meditativa e bucolica. Ai fumi lisergici Dewey Mahood preferisce le nubi, l’erba diviene elemento sul quale riposarsi sdraiato alla luce del sole, i sogni sono contraddistinti da colline, spazi immensi e acque limpide, piuttosto che da cosmiche visioni.
Radicando a tal punto la natura onirica del progetto nelle grazie terrene, il disco di Plankton Wat sfugge alle noiose evoluzioni auto-indulgenti di molti album affini, confermando la predilezione del musicista per riff minimali e asciutti, ora avvolti da echi di french horn e riverberi elettronici (“Nightfall”), più spesso messi a disposizione di pagine dalle profonde atmosfere spirituali, come l’inebriante gemellaggio tra i Pink Floyd e Alice Coltrane della title track e il desert-folk di “Wind Mountain”.
Il musicista si serve di tutte le attrattive e le astuzie di droni e groove, elevando la tensione con inquieti palpiti elettronici nella furente “Dark Cities” o dialogando con il blues alla maniera di Ry Cooder e David Gilmour nella suggestiva “Sanctuary”.

A voler essere caustico, non v’è nulla di nuovo o rivoluzionario in “Future Times”, ma il richiamo ai luoghi (“The Burning World”) e ai contesti sociali (“Defund The Police”) di un’America sempre più devastata da contraddizioni ha ispirato profondamente il musicista, il quale offre un’epica e delicata via di fuga alla malinconia, chiamando in soccorso perfino il suono del flauto, per una delle pagine più incantevoli non solo del disco, ma forse dell’intera carriera di Dewey Mahood, ovvero l’elegante e raffinata sintesi psych-folk di “Modern Ruins”, dove aleggiano echi dei Popul Vuh.

02/07/2021

Tracklist

  1. The Burning World
  2. Nightfall
  3. Modern Ruins
  4. Dark Cities
  5. Teenage Daydream
  6. Sanctuary
  7. Future Times
  8. Defund The Police
  9. Wind Mountain




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