Ripatti

Fun Is Not A Straight Line

2021 (Planet Mu)
footwork

Un altro progetto di Vladislav Delay? Per giunta con il suo cognome effettivo? Dedito nientemeno che al footwork? Non dovrebbe stupire niente al riguardo, alla fin fine la sperimentazione è parte integrante dei molteplici percorsi di Sasu Ripatti, e questo vanta quasi un decennio di storia, già prodigo di un terzetto di Ep che avevano messo in luce la curiosità del geniaccio finlandese per il febbricitante sound di Chicago. Pubblicati in un periodo di straordinaria fioritura del genere, erano in fondi schizzi preparatori, bozzetti per una maturazione che in “Fun Is Not A Straight Line”, edito da Planet Mu, trova infine uno sbocco più espanso, strutturato. RP Boo? Traxman? Jlin? Potete tranquillamente accantonarli, ché della loro sensibilità qui non vi è traccia. Quasi in linea con le composizioni abrasive del binomio “Rakka”/“Rakka II” il concetto dietro al footwork di Ripatti premia una visione acida, bellicosa, potenzia il carattere allucinogeno dei Bpm e incoraggia al più selvaggio trattamento dei campioni. L'impegno alla base è sicuramente sostanziale.

Vorticoso, irrefrenabile come un uragano colto al massimo della potenza, Ripatti dà al suo footwork l'accezione più violenta, complessa possibile: non manca, comunque, il divertimento, peraltro esplicitato già nel titolo, eppure tutto sfugge a eventuali canoni di base, garantisce ai suoi pattern ampia manovra di espressione. In un genere non spesso prono alla versatilità, il producer conduce con polso da regista la sua creatura, tra snare che tagliano come lame, decontestualizzazioni di riferimenti rap (ve ne sono in gran quantità, ma “Hustlin'” di Rick Ross e “Drop That Kitty” di Ty Dolla $ign sono i più evidenti), supporti atmosferici che però non fanno altro che enfatizzare l'aggressivo avvicendarsi dei brani. Con una sola delle tracce a superare i quattro minuti, il piglio di Delay fa sì che il minutaggio sappia essere sempre succinto: anche a privarsi di filigrane soul, di richiami jazz (assenze volute, per quanto ben percepibili), l'assalto sa mantenersi sempre ben chiaro, le singole idee ben presenti.

Se è vero che forse nei momenti più diretti e pop manca quel calore che avrebbe reso le geometrie ritmiche più adeguate al contesto (“videophonekitty” l'esempio più lampante, qui davvero il senso del divertimento viene meno), là dove si punta su astrazione e tecnica il tocco risulta ben più efficace. “everyday” convoglia la ricerca di Ripatti verso un complicato crocevia di poliritmi che a tratti sfiora quasi il fuoco del singeli tanzaniano. E quando “girl is hip” chiude il disco con uno dei più esaltati trattamenti mai riservati a un campione vocale, ha comunque fatto i conti con la contorsione di “movathat”, in cui aromi dal Sudafrica e timbri hard-drum si scontrano senza che mai emerga un reale vincitore.

Divertirsi insomma è fattibile, ma si è ben lontani da casse dritte, linee di velluto, progressioni felpate: qua si deve prima passare da un profondo rituale di purificazione, scaricare la rabbia, il veleno interiore. Non sono più le linee rette a interessare il producer, e in questa esilarante corsa contro il ritmo, vien quasi voglia di disorientarsi.

28/12/2021

Tracklist

  1. filthyfresh
  2. monolith
  3. motherfuckyou
  4. speedmemories
  5. flowers
  6. everyday
  7. 90 dreams
  8. wants interlude
  9. videophonekitty
  10. movathat
  11. girl is hip

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