Misticismo, folk pagano, gothic, un set di strumenti estrapolati dalla cultura araba, etiope, indiana e della vecchia Europa: l’album di debutto del duo formato da Katharine Blake (Mediæval Bæbes e Miranda Sex Garden) e Michael J. York (Coil, Utopia Strong, Urthona e Téléplasmiste) è un’inquietante e straniante raccolta di ballate medievali.
Dieci storie di sesso, morte e ritualità sciamaniche, radicate in culture millenarie dai risvolti letterari, pittorici e musicali. Le qualità vocali della Blake sono al servizio di eterei paesaggi sonori ormai desueti, sempre più spesso inghiottiti dal fragore del goth-rock e delle varianti metal e doom che ne hanno amplificato la potenza, sminuendone la forza poetica.
L’album dei Witching Tale fonde misticismo, sessualità e magia con un arcano linguaggio musicale che seduce e stuzzica il lato oscuro della cultura popolare.
Tanpura, begena, rebab, duduk sono alcuni degli strumenti della tradizione popolare preda delle elaborazioni del duo; Charlie Cawood si cimenta con la lira, la cetra e il guzheng (una sorta di cetra cinese), mentre gli ottoni sono al servizio di Robin Blick; ma la vera sorpresa è la figlia dodicenne di Katharine Blake, Rosa Marsh, dotata di una voce da soprano straniante.
Tutto è rarefatto, sospeso: una spiritualità ambigua e perigliosa domina tutto l’album, tra carillion e suoni metallici che rimbalzano su tessuti di tastiere e synth che fondono passato e presente, annullando qualsiasi dimensione temporale (“Roundelay”, “Dahna”).
Spiriti maligni (kelpie) si celano dietro le incantate sonorità folk-goth di “Where The Sea Snakes Curl”, un canto rituale che oscilla mesto su un tappeto di organi e field recording, mentre la voce frena l’impeto dei testi avvolgendo il canto in un guscio di sonorità sacrali sulle quali Katharine Blake racconta di magia e sessualità (“The Falling Garden”).
E’ un’opera poco affine al folk revival, quella dei Witching Tale, sono infatti i Mellow Candle o i Trees i riferimenti più evidenti delle suggestive e ipnotiche ballate decorate dal suono di flauti e sitar (“The Beckoning”) o da cori sabbatici in piena trance psichedelica (“The City In The Sea”). Katharine e Michael prediligono toni fiabeschi oscuri e malsani (“The Web Is Broken”), conciliano canti rituali e ipnotiche sonorità di tastiere vintage (“Where The Sea Snakes Curl”), lasciando che il tutto resti intangibile, incorporeo,
Il nuovo progetto del duo trascina l’ascoltatore in una dimensione aliena, evanescente e non priva di rischi, ma garantisce emozioni e suggestioni che immaginavamo svanite o disperse nel contemporaneo declino culturale.
18/12/2021