Angel Olsen

Big Time

2022 (Jagjaguwar)
country-pop, trad-pop

Non è detto che il dolore debba necessariamente esprimersi attraverso concept magniloquenti o toni da tragedia. Non che non possano funzionare (e un disco come "All Mirrors" ne è la chiara manifestazione), a volte però si colpisce con maggiore incisività operando con le sfumature, col potere della giusta interpretazione. Uscito a seguito di uno dei periodi più burrascosi della vita di Angel Olsen (il coming out come persona queer, la chiusura di una relazione con una donna, la perdita di entrambi i genitori a strettissimo giro), "Big Time" è album che fa proprio questo preciso assunto, e gioca con i toni pastellati di una malinconia senza fine. Il convinto sodalizio con la tradizione country, che ha sempre permeato la sua musica ma non è mai assurto a vero protagonista, arriva quindi a declinare con un nuovo cambio d'abito un'altra dimensione per l'autrice, contrassegnata da un controllo espressivo e da sprazzi di luminosità guadagnati a carissimo prezzo. A volte è solo così che si arriva a cogliere la pienezza dentro di sé.

Patsy Cline, Skeeter Davis, Tammy Wynette, le eroine di un intero universo espressivo si danno l'appuntamento nei dieci brani dell'album, che ben si piazza nell'alveo del linguaggio par excellence dell'eredità americana, tenendo però conto delle fattezze di una carriera plasmata attorno alla straripante personalità della sua creatrice. Questa emerge senza grosse difficoltà, a prevalere però sono decisamente le mezze misure; ogni idiosincrasia, ogni slancio passa attraverso un filtro che azzera gli estremi (qui i riferimenti alla morte vengono polverizzati) e favorisce invece le infinite sfumature dell'emozione, delle nuove urgenze e cambiamenti che essa sa suggerire. Il tocco si fa quindi scientemente classico, perfino manierista, accoglie la versatilità del pop senza timori, sfiorando addirittura tentazioni ballabili in una title track che indovina il passo giusto, sceglie la chiarezza opportuna per non scadere nel melenso.

Il pericolo viene aggirato con tutta la classe e l'espressività necessarie, l'onestà è tale che anche i momenti più a rischio brillano di una convinta partecipazione (le ascese come terremoti di "Go Home"). In questo senso, la co-produzione di Jonathan Wilson restituisce una chiarezza tutta nashvilliana alle immagini di Olsen, ne vivifica la materia lirica con dolorosa precisione: forte però si fa l'impressione, specialmente nei vari lenti che costellano la raccolta, di una scrittura spesso troppo succube dell'epoca che vorrebbe restituire.
Così "Through The Fires" disperde il suo potere catartico alla ricerca di una circolarità che non offre mai una reale risoluzione e "This Is How It Works", la stanchezza prima dell'addio definitivo, stempera la sua forza in un notturno troppo stiracchiato per farsi valere pienamente. Rimane comunque la caratura soul dei fraseggi spezzati di "Right Now", passato e presente in un robusto passo a due, la decisa riflessività di "All The Good Times", la consapevolezza di una serenità volata via troppo presto.

Eppure non vi è mai commiserazione, mai un senso di accusa, diretta o non che sia: la crescita vertiginosa affrontata da Olsen negli ultimi anni porta a un equilibrio che forse priva di slancio, traghetta però l'autrice a un diverso grado di consapevolezza, a una piena ricalibrazione del suo essere. La ripartenza non poteva iniziare con un più lucido posizionamento.

16/06/2022

Tracklist

  1. All The Good Times
  2. Big Time
  3. Dream Thing
  4. Ghost On
  5. All The Flowers
  6. Right Now
  7. This Is How It Works
  8. Go Home
  9. Through The Fires
  10. Chasing The Sun




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